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capitolo x. — il golfo del messico. | 83 |
— Siamo d’accordo. —
Il signor di Chivry chiamò due marinai e scese nel frapponte, dirigendosi verso il pozzo delle catene che si trovava presso la prua. Levate le botti che Mumbai aveva fatto colà trascinare per coprire meglio l’apertura e alzata la piastra che lo chiudeva, apparvero il giovane marchese, strettamente legato e in parte imbavagliato, e il marinaio che gli teneva compagnia.
Vedendo il barone, Almeida fece uno sforzo potente per rompere i legami, ma inutilmente, poichè erano forti. I due marinai, fatto salire il loro compagno, presero il giovane brasiliano e lo trassero fuori sciogliendogli le funi e liberandolo del bavaglio.
Appena il marchesino si trovò libero, fece per slanciarsi contro il barone; ma i suoi guardiani furono pronti a trattenerlo.
— Vile! — urlò con voce strozzata. — Non bastava che voi mi aveste rapito, bisognava ancora tormentarmi.
— Calmatevi, marchese, — rispose di Chivry. — Mi dispiace sinceramente d’avervi fatto legare, imbavagliare e nascondere in quel pozzo; ma voi, colla vostra imprudente condotta avevate compromesso non solo la sicurezza della nave, ma la vita di tutto l’equipaggio.
— Avrei voluto vedervi appiccati tutti!
— Ne avete fatti uccidere fin troppi, signor marchese. Per colpa vostra lassù, sul ponte, vi sono più di trenta persone che hanno cessato di vivere, m’intendete?
— Tanto peggio per voi!
— Fortunatamente la maggior parte di quei disgraziati appartenevano alla nave che ci diede la caccia.
— Mi rincresce che invece non siano stati uccisi i vostri.
— Tacete, marchese.
— Andate al diavolo!
— Più tardi, ma non ora, — disse di Chivry ridendo.
— Che cosa pretendete adesso di fare di me? — chiese Almeida incrociando le braccia e guardandolo minacciosamente.
— Vi chiuderò nella cabina del capitano.
— Salterò ancora in mare.
— Non vi sarà un sabordo a vostra disposizione, ve lo assicuro.