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82 | parte i. — l’albatros. |
— Volete poggiare su qualche porto? — chiese il signor di Chivry.
— Non occorre, per ora. Ma quando giungeremo alla laguna della Madre, manderò la mia nave a Vera-Cruz ad arruolare altri uomini.
— E perchè no a Galveston, che è più vicino?
— Avete ragione, barone. Vi fermerete voi alla laguna?
— No, — rispose di Chivry. — Terminato il mio incarico, tornerò in Europa con voi. —
Il negriero lo guardò con stupore.
— Verrete con me? — chiese dopo alcuni istanti.
— Sì, se mi accetterete, pagando il mio viaggio.
— Ma con tutto il piacere, signor di Chivry; e vi assicuro che vi terrò buona compagnia. Vi avverto però che io mi reco a Cadice e non in Francia.
— A Cadice troverò qualche legno che mi condurrà in patria.
— Ne troverete non uno, ma dieci, venti. E... ditemi, perchè non accompagnate il marchesino?
— Perchè altri uomini sono incaricati di condurlo fino al territorio indiano.
— Saranno sicuri quegli uomini?
— Lo credo.
— Io non mi fiderei.
— Ed io ho ricevuto l’ordine di non accompagnarli.
— Che mistero! — esclamò il negriero. — Orsù, non riuscirò mai a spiegarlo.
— E forse nemmeno io, perchè non ne so più di voi. Eseguisco gli ordini ricevuti dal cacciatore di prateria mio amico, e nulla di più. Ah! E il marchesino? Lo dimenticavo.
— Andate a liberarlo?
— Subito, capitano. Deve averne abbastanza della sua prigionia, e sarà furibondo.
— Per precauzione, prendete con voi due marinai.
— Il consiglio è buono; ma dove lo metteremo dopo? La sua cabina è pericolosa.
— Farò preparare la mia, che ha un finestrino tanto stretto da non lasciar passar un gatto.