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80 | parte i. — l’albatros. |
— E se si mettono in crociera dinanzi alle Antille?
— Sono capaci di farlo, quelle canaglie; ma il Golfo del Messico è vasto e ci vorrebbero venti navi per sorvegliare l’uscita.
— Essi possono recarsi alla Giamaica per soccorsi...
— Alla Giamaica non troveranno che due o tre incrociatori, e spero che non tutti saranno così rapidi come il mio Albatros, che è stato raggiunto per la prima volta. Dannata goletta! Chi avrebbe detto che filava più della mia nave, che si ritiene per una delle più veloci della marina dei due mondi? Orsù, siamo sfuggiti ad un grande pericolo e possiamo rallegrarci.
— Ma abbiamo subìto delle gravi perdite, capitano Nunez.
— Bah! Dei marinai se ne trovano dappertutto.
— E il vostro legno è stato crivellato.
— I buchi si tureranno più tardi. Abbiamo dei tappi di tutti i calibri a bordo. E il vostro dannato marchesino? Carrai! Se non fosse per voi, lo avrei fatto già appiccare, parola d’onore.
— Ci sbarazzeremo presto di lui, — rispose di Chivry, che era diventato pensieroso.
— Una lezione non ci starebbe male, barone.
— Egli è sacro per me: che nessuno lo tocchi. Se siamo stati imprudenti a lasciarlo in quella cabina, peggio per noi! La colpa è tutta nostra.
— Carramba! Non avete torto. Venite, barone, e andiamo a constatare le nostre perdite, che temo siano assai gravi. —