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68 | parte i. — l’albatros. |
un fianco, onde infilarla di bordata coi suoi cannoni, al primo tentativo di fuga o di ribellione.
Subito un gran canotto venne calato in mare, e vi presero posto un ufficiale, dieci marinai e dodici soldati di fanteria di marina armati di carabine, sulle quali erano state inastate le baionette.
— Mumbai, — gridò Nunez, — fa’ aprire l’armeria e trasportare nella camera comune fucili e pistole e una quarantina di sciabole d’abbordaggio. Non si sa mai ciò che può accadere. —
Poi volgendosi verso il signor di Chivry, che pareva tranquillo:
— Lasciate che risponda io a quella canaglia. Forse tutto non è ancora perduto, ma tenetevi pronto a lanciare l’equipaggio contro gl’inglesi al mio segnale. Siete armato? —
Il barone sollevò la larga fascia che cingevagli i fianchi, e mostrò i calci di due pistole.
— Tengo la vita di due uomini, — disse sorridendo. — I miei colpi sono sicuri. —
Il grande canotto era giunto a sole poche braccia, e stava per abbordare l’Albatros sotto l’anca di tribordo. L’ufficiale che lo comandava, un biondone barbuto, cogli occhi azzurri, fra i trenta e trentadue anni, fece segno all’equipaggio negriero di gettare la scala.
— Rascal, — disse Nunez mentre i suoi uomini eseguivano l’ordine ricevuto. — Sai la tua parte?
— A meraviglia, capitano, — rispose il marinaio che portava quel nome.
— A noi, allora, signori curiosi! —
L’ufficiale inglese salì sul ponte colla sciabola in mano, seguìto dai soldati di fanteria di marina, mentre i marinai rimanevano nel grande canotto.
Il capitano Nunez lo accolse sulla cima della scala col più amabile sorriso sulle labbra e lo salutò cortesemente, dicendo:
— A quale onore debbo la vostra visita, signore? —
L’inglese lo squadrò dal capo alle piante con una certa arroganza, restituì il saluto abbassando leggermente la sciabola, poi chiese:
— Siete voi il comandante?