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capitolo viii. — la caccia al negriero. | 67 |
uso di speciali combinazioni, che sono conosciute da quasi tutte le nazioni marinaresche.
Con una serie di segnali, Mumbai chiese alla goletta:
— Che cosa desiderate? —
Pochi istanti dopo sulla cima dell’albero maestro del legno da guerra apparivano altrettante bandiere che significavano:
— Fermatevi, o facciamo fuoco.
— Chi siete? — chiese Mumbai.
— Nave da guerra, — risposero gl’inglesi.
— Che cosa volete?
— Visitarvi.
— Furfanti! — esclamò il mastro. — Come vi caccerei volentieri un paio di granate in corpo.
— Rispondete, — chiesero le bandiere della nave inglese.
— Che cosa devo rispondere? — chiese il mastro al capitano.
— Che obbediamo, — rispose Nunez. — La fuga ormai è impossibile.
— Un momento, — disse il barone. — Come spiegherò la mia presenza a bordo?
— Dirò che vi ho imbarcato a Rio Janeiro in qualità di passeggiero, — disse Nunez.
— Senza alcun documento che provi l’asserzione mia e vostra?
— Ecco un nuovo imbroglio. Ma... per Bacco! Diremo che vi abbiamo raccolto sull’Oceano e che siete un naufrago.
— Rispondete o apro il fuoco! — segnalò ancora la goletta, che era ormai a soli milledugento metri.
— Rispondi, Mumbai, — disse Nunez, — e voi, ragazzi, mollate le gabbie, mollate i bracci, alate la borina di rovescio, e tu, timoniere, caccia la barra tutta sottovento! —
Eseguite quelle diverse manovre, l’Albatros perdette gradatamente la sua rapidità, finchè rimase quasi completamente immobile. La goletta invece continuò la corsa quasi avesse intenzione di abbordare il legno fuggiasco; ma giunta a quattrocento metri imbrogliò rapidamente le sue immense rande e le controrande, ammainò i flocchi del bompresso e si arrestò.
Aveva però avuta la precauzione di presentare alla nave negriera