Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
capitolo vii. — l’evasione del marchesino. | 59 |
dovevano essere giunte fino sul ponte, poichè la si vide virare prontamente di bordo e veleggiare verso la nave negriera.
— Mille lampi!... — esclamò Nunez. — Avremo ora da fare con quei cani d’inglesi?...
— Che si dirigano su noi? — chiese il barone con voce sorda e aggrottando la fronte.
— Non li vedete? Vorranno sapere chi è il caduto, perchè gridava, chi siamo noi, e non so come ce la caveremo.
— Facciamo sparire il marchesino.
— Volete ucciderlo?
— No davvero; ma possiamo nasconderlo.
— Dove?
— Nel pozzo delle catene o fra le casse della camera dell’equipaggio.
— Griderà!
— Lo imbavaglieremo.
— Si dibatterà.
— Lo legheremo. Mi rincresce di dover ricorrere a questi mezzi, ma non voglio perderlo.
— Vedremo. Presto, presto, Mumbai!... —
Il mastro e i suoi uomini non avevano bisogno di venire eccitati. La scialuppa, sotto le vigorose battute di quei dieci remi robustamente manovrati, filava come una freccia; ma il giovane marchese se perdeva via non si ristava dal gridare all’equipaggio della goletta:
— Fate fuoco su quei pirati!... —
I suoi sforzi dovevano rimanere però senza effetto. In capo a cinque minuti la scialuppa non era distante che dieci braccia.
— Fermatevi! — gli gridò Mumbai.
— Aiuto! — gridò invece il marchesino.
— Volete tacere? — urlò il mastro furibondo.
— No, pirata!...
— Un ultimo sforzo, amici, — disse il gigante.
Con un ultimo slancio la scialuppa fu addosso al fuggiasco, il quale ormai aveva esaurito quasi tutte le forze in quella rapida nuotata.