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54 parte i. — l’albatros.

mentasse costantemente, poichè si udiva spesso mormorare e si vedeva sempre assiso dinanzi al sabordo, intento a scrutare l'Oceano come se da quella parte aspettasse un liberatore.

Il barone un giorno, temendo che quella prigionia non gli nuocesse, gli aveva fatto proporre da Mumbai che si recasse in coperta dietro promessa di mantenersi tranquillo, ma egli aveva risposto che se fosse comparso sul ponte avrebbe strangolato qualcuno e prima di tutti il rapitore, che odiava con tutte le forze dell’anima ed era rimasto nella sua cabina.

Il 27 aprile, a circa dugentoventi miglia dal capo Orange, un altro vascello si mostrò sulla linea dell’orizzonte. Era un piroscafo di dimensioni enormi, munito di quattro alberi e di tre camini e filava così rapidamente, che subito scomparve verso l’ovest, lasciandosi dietro dei nuvoloni di fumo.

— Deve essere un legno americano, — disse il capitano Nunez, che lo aveva osservato con profonda attenzione. — Che audacia e che iniziativa hanno quegli uomini dell’Unione americana! Saranno pazzi, ma sono da invidiarsi.

— E perchè dite che sono pazzi? — chiese di Chivry, che gli stava accanto. — Forse pei loro ardimenti?

— No, perchè sono realmente pazzi, — rispose il capitano con tutta serietà. — Nol sapevate?

— No, quantunque sia vissuto parecchi anni nelle regioni centrali dell’America settentrionale. E da che cosa arguite che hanno il cervello guasto?

— Vi dirò, signor di Chivry, che si sono fatti degli studi assai curiosi sugli americani del nord, e questi studi hanno dimostrato che quel popolo, se non è precisamente pazzo, poco ci manca.

Si è infatti osservato che questi americani nordisti vivono in uno stato continuo di eccitazione nervosa, dovuto non a malattie, non alla fusione delle diverse razze, ma al clima.

Quando un europeo sbarca sulle coste dell’America, specialmente nelle grandi città dell’est, dopo pochi giorni subisce un eccitamento nervoso assai notevole, che riesce molesto ad alcuni, ma che ad altri fa l’effetto esilarante dello champagne o l’effetto prodotto dal soverchio abuso del caffè o del thè.