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18 parte i. — l’albatros.

Passò come una freccia fra l’isola dos Marinheiros e la città di Rio Grande, che è situata sulla sponda settentrionale della laguna, alla foce del così detto Rio del Sud, fondata nel 1737 dal brigadiere Josè da Silva Paes, un tempo capitale di tutta la provincia, ed ora innalzata a capitaneria generale; poi piegò verso il nord e si trovò in mezzo ad un ampio braccio di mare. Quel vasto tratto d’acqua era la laguna dos Patos, o meglio delle Anitre, la quale si prolunga per dugento chilometri fino oltre Porto Alegre, prendendo più sopra il nome di Guahuba.

È alimentata da parecchi fiumi, fra i quali primeggiano il Guahuba, il Jacuhy, il Grevàtahy, il Rio do Sinos, il Camacuam e il San Gonzales, che unisce la laguna a quella di Mirim situata sulla costa dell’Oceano, all’estremità della provincia di San Pietro del Rio Grande.

Nel momento in cui la scialuppa entrava nella laguna, questa sembrava deserta, e solamente in lontananza qualche battello a vapore o qualche piccolo legno a vela apparivano: invece immenso era il numero delle anitre che volteggiavano per l’aria, facendo un baccano assordante.

— Devo tenermi lontano dalle coste, Eccellenza? — chiese il capo dell’imbarcazione.

— Sì, finchè si può, — rispose il francese. — Non amo che ci vedano.

— E andiamo?

— A Porto Alegre ora.

— Ci giungeremo tardi.

— Bisogna che io mi trovi colà prima che si chiudano le trattorie e i caffè.

— Conta di pernottare a Porto Alegre?

— Lo vedremo. —

Poi il francese volse le spalle al capo e si mise a guardare distrattamente la costa orientale, che era la più vicina e che appariva coperta da grandi alberi, fra i quali si distinguevano senza fatica taluni di quei jatolà, alti più di trenta metri, con un tronco che ha sovente una circonferenza di dieci, e non pochi cabaca, alberi che producono frutta così enormi da adoperarne i gusci come recipienti.