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capitolo xiii. — il re della prateria. 233

diabolicamente assieme alle loro donne, che agitavano dei tizzoni accesi.

Almeida, pallido di rabbia, sfondò col proprio cavallo quella massa d’uomini, balzò a terra, e precipitandosi verso quell’uomo che stava per provare le prime torture gridò:

— Zio mio!...

— Almeida! — esclamò il marchese, poichè era proprio lui; poi, vinto dall’emozione svenne.

Mentre i suoi guerrieri respingevano colle aste delle lance gli uomini del Saltatore e circondavano il campo, il giovane capo con pochi colpi di coltello tagliò i legami, prese fra le robuste braccia suo zio e lo trasportò nel grande callì del consiglio, seguìto da Sanchez che trascinava con sè il Saltatore. Lo svenimento del marchese durò poco: bastarono pochi spruzzi d’acqua per farlo ritornare in sè.

Vedendosi dinanzi l’amato nipote, che per dieci anni aveva pianto come morto, se lo strinse al petto, scoppiando in singhiozzi.