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224 parte ii. — la grande prateria degli apaches.

Ricaricò il rifle, e percorsi otto o novecento metri, tornò ad arrestarsi. Il secondo cavaliere lo inseguiva urlando di rabbia ed agitando la lancia. Non era che a dugentocinquanta passi, mentre il resto della banda distava più di mille.

— A te, adunque, — disse Sanchez, rialzando il fucile.

Il secondo colpo non fu meno fortunato del primo. Il cavallo, colpito nel petto dall’infallibile palla del cacciatore di prateria, stramazzò al suolo, trascinando nella caduta l’indiano.

— Vola! Vola! — gridò Sanchez, spronando il proprio destriero. — Speriamo che quei birbanti mi lascino un po’ in pace.

E la corsa continuava sempre rapida e le speronate si succedevano alle speronate, e le scudisciate alle scudisciate; ma gli indiani, quantunque non guadagnassero via, non interrompevano la caccia, sicuri di raggiungere, presto o tardi, il fuggiasco.

A mezzodì, dopo aver percorso trenta miglia e più senza un istante di riposo, il cavallo di Sanchez cominciò a dar segni di stanchezza. Respirava penosamente, rompeva il galoppo per mettersi al trotto, ed incespicava di frequente nelle alte erbe della prateria.

Il messicano si volse e guardò i suoi accaniti persecutori. Erano lontani due miglia almeno, ma i loro cavalli mantenevano un galoppo regolare.

— Temo di aver forzato troppo il mio mustano, — disse Sanchez, asciugandosi il sudore che gli inondava la fronte. — Quei serpenti non stimolano i loro cavalli per non rovinarli, sicuri di prendermi; ma per me è questione di velocità. Orsù, dieci minuti di riposo, e poi di galoppo a qualunque costo! —

Balzò a terra per alleggerire il povero animale e lasciò che andasse al passo. Gli Indiani, vedendolo scavalcato, spinsero i loro mustani e raddoppiarono le grida, credendo senza dubbio che il suo cavallo fosse sfinito.

— Non mi tenete ancora, miei cari, — mormorò Sanchez, che non li perdeva di vista. — Vi farò correre un bel pezzo prima di raggiungermi, o farò scoppiare i vostri mustani. Carrai! Non sono di ferro e poi ho ancora delle palle da mettere nel mio rifle. —

Quando vide che la banda era lontana cinquecento metri, rimontò in arcione e ripartì di gran galoppo. Il suo cavallo si era rinfran-