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capitolo ii. — la costa brasiliana. 15

scente rapidità, poteva ritornare a Rio Janeiro prima del giorno stabilito.

Calata la notte, il signor di Chivry fece accendere i fanali per evitare qualche collisione; cosa non difficile a succedere in quei paraggi che sono tanto frequentati dalle navi provenienti dai porti dell’Europa o dai porti del sud, che esercitano un grande traffico con quelli dell’impero brasiliano.

Verso la mezzanotte, dopo d’aver raccomandato agli uomini di quarto di fare buona guardia, il signor di Chivry aprì la sua cassetta, levò un paio di pistole, le caricò con cura studiandosi di farsi vedere dai suoi uomini, se le mise alla cintura e avvoltosi nel suo serapè, si sdraiò su di un banco per prendere un po’ di sonno. Da quelle diverse manovre si capiva, che dei suoi uomini si fidava molto poco, e che temeva qualche brutto tiro.

Nulla però accadde durante quella prima notte; i suoi arruolati se ne stettero tranquilli ai loro posti, procurando di non scemare la velocità della scialuppa, la cui macchina sbuffava incessantemente e con tale violenza da far vibrare e scricchiolare la prua, la poppa e le costole del piccolo legno.

All’alba il francese, che aveva dormito tranquillamente come si fosse trovato in un comodo letto anzichè sul duro banco d’un battello, si ripose al timone. Corresse la rotta dirigendo la scialuppa verso la costa americana, essendo l’Oceano un po’ agitato, ed essendo sicuro di aver evitata tutta la profonda insenatura; poi volgendosi a Juvencio de Aguiar, gli chiese bruscamente:

— Conoscete la laguna dos Patos?

— Sì, Eccellenza, — rispose il capo degli arruolati.

— L’avete percorsa?

— Più volte.

— È frequentata?

— Da pochi battelli a vapore e da pochi velieri che si recano a Porto Alegre.

— Meglio così. —

Guardò l’Oceano per qualche istante, poi riprese:

— Conoscete Porto Alegre?

— Ci sono stato due volte.