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capitolo x. — l’inseguimento. | 201 |
posto di sabbia, di sale e d’argilla; però non era tanto arido, poichè qua e là si scorgevano delle macchie di salvia e di graminacee intristite ed anche qualche palma nana si rizzava stentatamente. La selvaggina mancava del tutto, e solamente in aria si vedevano svolazzare dei falchi.
Sanchez, che seguiva sempre le tracce, le quali si vedevano chiaramente impresse su quelle sabbie, a mezzodì, a circa quindici miglia dal Rio Virgin, scoprì dietro ad una piccola altura un po’ di cenere, degli avanzi di legni mezzo carbonizzati e dei rimasugli di erbe.
— Quei rapitori hanno fatto qui la prima fermata, — disse.
Scese di sella ed esaminò accuratamente i rami e la cenere.
— Sono spenti da parecchie ore, e la cenere è fredda, — disse. — Diamo un po’ di riposo agli animali, mangiamo un boccone e poi di nuovo in sella.
— Si dirigono sempre verso l’est le tracce? — chiese il marchese.
— Sempre, — rispose Sanchez. — Ora sono certo della loro direzione.
— Dove credete che siano diretti?
— Alla riviera Verde.
— Li raggiungeremo prima?
— Spero, marchese.
— Ma potranno resistere i nostri animali ad una corsa simile?
— Manterremo le loro forze.
— In qual modo?
— Col nostro zucchero, marchese. Ne abbiamo ancora quattro libbre e lo daremo tutto a loro.
— Forse che lo zucchero ha questa miracolosa proprietà?
— Lo ignoravate, marchese?
— Sì, Sanchez, lo confesso.
— Lo zucchero conserva mirabilmente le forze, señor; bastano pochi pezzi per rinvigorire un uomo esausto da una lunga marcia. Affrettiamoci a mandar giù la colazione e poi in sella. —
In pochi minuti divorarono il pasto, abbeverarono gli animali sciogliendo nell’acqua parecchie once di zucchero, diedero a loro