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Capitolo Settimo.

Una emigrazione di bisonti.



Era tempo! L’immensa mandria di bisonti stava per investirli. L’avanguardia, composta di parecchie centinaia di maschi, armati di robuste corna, non era che a poche centinaia di passi, e si avvicinava galoppando disordinatamente attraverso le alte erbe, facendo tremare il suolo ed emettendo dei muggiti profondi.

Dietro a quella si vedeva avanzarsi il grosso della truppa in una massa serrata, composta di migliaia di femmine, di piccoli e di altri maschi, i quali occupavano le ali per tenere indietro le bande di lupi che galoppavano, ululando, in tutti i sensi, cercando d’isolare qualche capo di selvaggina.

Il numero di quei grossi ruminanti era tale, che fin dove giungeva lo sguardo, si vedeva una massa confusa muoversi e rimuoversi, facendo un baccano da assordire.

Quantunque i viaggiatori sapessero che i bisonti, se non sono assaliti, non sono pericolosi, pure nel vedere avanzarsi di galoppo tutte quelle masse di carne dalle teste villose e tanto solide da sfidare le palle dei fucili e nell’udire quel concerto di muggiti, si erano arrestati, colpiti da un senso di vero terrore.

— Si direbbe che io ho paura, — disse il marchese a Sanchez, che forse era il solo che si manteneva tranquillo e che guardava