Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
164 | parte ii. — la grande prateria degli apaches. |
— Mi hanno detto che talvolta s’incontrano delle grandi truppe di quei ruminanti.
— Delle migliaia, durante le loro emigrazioni; ma ora accennano a scemare, ed è raro il caso d’incontrare quelle immense bande che coprivano parecchie leghe di prateria.
— E perchè?
— Perchè gli Indiani ne distruggono tutti gli anni parecchie migliaia, e così pure i cacciatori bianchi, detti scorticatori di bisonti. —
Nelle regioni dell’est, al di là del Mississippi, i bisonti sono quasi scomparsi, a causa della caccia accanita che muovono loro gli yanchees, i quali pare che non mirino ad altro che a distruggerli. Vi sono dei grandi capitalisti, esportatori di pelli, che mandano appositamente nelle praterie dei cacciatori a massacrare quei ruminanti. Quando incontrano un branco, sia pure composto di cento capi, lo distruggono completamente. Montati su rapidi cavalli, continuano a seguirli facendo su loro un fuoco infernale, finchè non ne vedono cadere l’ultimo. Per fare più presto, si riempiono la bocca di palle, ed appena scaricato il rifle, versano la polvere da un corno che portano appeso al collo, lasciano cadere la palla e comprimono la carica con dei pezzi di stoffa, che tengono sul dinanzi della sella.
Terminato l’eccidio, vanno a riconoscere gli animali da loro colpiti, usando dei proiettili marcati, onde non vengano confusi con quelli uccisi dagli altri, poi gli scorticano per impadronirsi delle pelli e vanno in cerca di altre bande.
— E della carne cosa ne fanno?
— La lasciano imputridire nella prateria con grande soddisfazione dei lupi, che fanno dei banchetti colossali. A quei massacratori preme la pelle che si paga bene, e non la carne.
— Quei cacciatori devono fare degli immensi massacri.
— Tali da costringerli sovente ad abbandonare la regione per il puzzo che tramanda quell’enorme massa di carne che si corrompe. Si calcola che spediscono negli Stati dell’est oltre centomila pelli all’anno. Immaginatevi quanta carne rimane a marcire nelle praterie.