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capitolo v. — assediati nella caverna. | 161 |
più, perchè non si scorgevano le sponde opposte. Le due coste di mezzogiorno e di settentrione si prolungavano frastagliate capricciosamente, coperte d’alberi frondosi e di paludi piene di canneti, sopra i quali si vedevano volteggiare bande di uccelli acquatici.
In nessuna direzione, nè sulle acque, nè sulle rive, scorgevansi nè canotti, nè capanne, nè alcun indizio della presenza dell’uomo.
— Non vi sono Indiani sulle sponde di questo lago? — chiese il marchese a Sanchez, che pareva studiasse attentamente quelle coste.
— Vi sono delle piccole tribù accampate fra i boschi, ma non oseranno assalirci.
— Pure mi hanno detto che sono molto coraggiosi, Sanchez.
— È vero, señor, ma le pelli rosse di queste regioni temono gli uomini bianchi, che le hanno quasi tutte distrutte. Però di quando in quando impugnano le armi ed assalgono le piccole carovane dei trafficanti di prateria.
— È vero che usano strappare la capigliatura ai nemici?
— Sì, signor marchese.
— E per quale motivo?
— Perchè credono che l’uomo così scuoiato non possa, dopo morto, salire nel paradiso, dove si troverebbero secondo le loro credenze, praterie immense ricchissime di selvaggina. Il guardiano chiuderebbe brutalmente la porta sul viso a chi si presentasse senza la capigliatura.
— E come fanno per scotennare il nemico?
— Fanno colla punta del coltello una incisione circolare attorno al cranio; afferrano poi la chioma, passano sotto la lama, e strappano violentemente la pelle.
— Se il disgraziato non è morto, deve provare un dolore terribile.
— Sì, marchese; ma l’uomo scuoiato, malgrado quella orribile mutilazione del suo cranio, non muore. Io ho conosciuto parecchi cacciatori di prateria che erano stati scuoiati e che solo di quando in quando accusavano degli acuti dolori.
— È vero che, un tempo, il governo messicano pagava una bella somma per ogni capigliatura d’indiano?