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capitolo v. — assediati nella caverna. 155

— Non temono il freddo quegli animali, e si saranno accovacciati fra le nevi, pronti a piombarci addosso al nostro apparire.

— La situazione si complica, — disse il marchese.

— E temo che si complichi ancor più, — disse in quel momento Gaspardo, ritornando precipitosamente verso di loro.

— Per qual motivo? — chiesero il marchese ed il messicano.

— Avete visitata la galleria?

— Sì, — disse Sanchez sorpreso.

— Sapete dove finisce?

— No.

— Seguitemi allora. —

Gaspardo condusse il marchese e Sanchez presso lo stretto passaggio e fece loro cenno di ascoltare.

In fondo alla nera galleria, si udivano degli strani grugniti, che pareva s’avvicinassero.

— È il vento, — disse il marchese.

— V’ingannate, señor, — rispose Sanchez che era diventato pallidissimo. — O m’inganno assai o questi brontolii...

— A chi li attribuite?

— Agli orsi, señor. Essi stanno per assalirci alle spalle.

— Che la galleria comunichi...

— Zitto, marchese, udite! — esclamò Gaspardo.

Un urlo era echeggiato in fondo alla galleria, seguìto poco dopo da parecchi grugniti.

— Fuggiamo! — esclamò Sanchez. — O siamo perduti.

— Ma con questa orribile notte?

— È necessario, señor. Presto, o sarà troppo tardi. —

Si slanciò verso gli arrieros che si erano seduti attorno al fuoco, credendosi, almeno pel momento, sicuri.

— Sfondate la barricata, impadronitevi dei muli e dei cavalli e fuggite!... —

Poi, armando il fucile e volgendosi verso i due brasiliani:

— Teniamo testa alle belve, per alcuni minuti, tanto da lasciare il tempo ai mulattieri di uscire. Calma ed occhio sicuro, caballeros! —

Mentre gli arrieros sgombravano rapidamente l’uscita, i due