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138 parte ii. — la grande prateria degli apaches.

saldi in gambe e attenti agli abissi poichè chi cade è uomo morto. —

Superando coste ripidissime, sulle quali i cavalli e i muli penavano assai a piantare i ferri degli zoccoli, lambendo baratri spaventevoli, in fondo ai quali si udivano muggire torrenti e cascate, e attraversando vere foreste di pini dai tronchi colossali, la carovana verso sera giunse sulla cima della prima catena, calando poscia nella profonda vallata, nel cui centro si vedevano scorrere fiumi ed alzarsi colonne di fumo indicanti gli accampamenti dei cercatori d’oro scesi dalla Sierra Nevada per la sospensione dei lavori e pel freddo.

Accampatisi nel piano, in prossimità d’un torrente, all’alba attraversavano la vallata cominciando la salita della Sierra. Dinanzi a loro giganteggiava il Whitney, la cui cima, coperta di neve, era mezzo celata fra le nubi.

Un ventaccio freddo scendeva dalla grande massa dei monti, ingolfandosi nelle gole con lunghi fischi ed ululati, e facendo ondeggiare fortemente le alte cime dei pini; ma il sole brillava sulle alte vette, facendo risaltare vivamente il grande manto nevoso che si stendeva, a perdita d’occhio, verso il nord e il sud.

Attraverso i boschi si vedevano fuggire daini rossi in gran numero ed anche parecchi lupi, i quali ululavano lugubremente dietro alla carovana.

Di passo in passo che salivano, il freddo diventava sempre più acuto ed il vento cresceva di violenza. Pareva che sulle alte vette si scatenasse una impetuosa bufera.

Sanchez, che segnava la via, non parlava, ma ogni tanto guardava il Whitney con inquietudine e crollava il capo.

L’ascensione diventava così sempre più faticosa, sempre più difficile. I sentieri erano da lunga pezza scomparsi ed erano costretti ad avanzare fra le rocce che non sempre lasciavano dei passaggi, spingendo e stimolando cavalli e muli che non sapevano dove posare gli zoccoli. Di quando in quando spaventevoli abissi o profondi burroni li arrestavano, costringendoli a fare dei lunghi giri o ad improvvisare un pericoloso ponte abbattendo due o tre giovani pini che gettavano attraverso alle spaccature della grande sierra.