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8 | parte i. — l’albatros |
— Pel rapimento del ragazzo.
— Vorrei che qualcuno osasse alzare la voce. Carrai! Sanno bene, i miei marinai, che io non ischerzo e che non permetto osservazioni. State tranquillo, conosco i miei lupicini e so che hanno paura della mia persona. Carramba! Ho delle buone catene a bordo; e, se non bastano, ho anche del solido canapo per fare un cappio da appendere al più alto pennone della mia nave. Voi capite cosa significa questa operazione, che manda all’altro mondo un uomo per quanto sia grosso e robusto.
— Comprendo, — disse di Chivry ridendo. — Allora ho la vostra parola.
— L’avete.
— Qua la mano.
— A voi, signor di Chivry, — disse il negriero porgendogliela.
L’avventuriero messicano o nordista che fosse, riaprì il portafoglio e mise dinanzi al capitano tre tratte pagabili a vista, del valore di diecimila piastre ognuna.
— Eccovi la metà del prezzo, — disse.
— Che pagatore, — disse il negriero, — e che galantuomo fiducioso, sopra tutto! Se io fossi un briccone e questa notte levassi l’àncora senza aspettare voi?
— Non fuggirete, capitano Nunez.
— Grazie della vostra opinione. Quando partiremo per recarci a rapire il fanciullo?
— Non è necessaria la vostra compagnia.
— No?... Tanto meglio, signor di Chivry. Mi dispiaceva impicciarmi nell’affare del rapimento. Ma cosa dovrò fare intanto? Datemi le vostre istruzioni.
— Nulla; attendetemi sul vostro legno e niente di più.
— Partirete solo per la laguna dos Patos?
— No, ho assoldato alcuni uomini di buona volontà, i quali mi aiuteranno.
— Partirete allora domani col battello costiero.
— No, capitano.
— No?!... — esclamò lo spagnolo stupito. — Forse anche il ragazzo è qui?