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96 | emilio salgari |
Il montanaro gettò all’ingiro uno sguardo acuto per accertarsi che nelle vicinanze non vi era nessuno, poi s’inoltrò con passo lesto entro una viuzza oscura e deserta, fiancheggiata da case e da muraglie di giardini. Nadir e Fathima lo seguivano a breve distanza.
Percorsi circa trecento metri, sboccò in una larga strada che era pure deserta e che metteva capo all’estremità opposta della piazza di Meidam. Si fermò alcuni istanti scrutando le tenebre, poi emise un fischio. Un suono simile poco dopo vi rispose.
— Nulla abbiamo da temere — disse, volgendosi verso Nadir. — I compagni vegliano.
S’avanzò lestamente e s’arrestò dinanzi ad una porta bassa, come lo sono in generale tutte quelle delle case abitate da borghesi, precauzione necessaria per evitare che i signori entrino di sorpresa senza discendere da cavallo, per commettere delle bricconate, come una volta accadeva di frequente.
Harum la spinse ed introdusse Nadir e Fathima in un oscuro andito, facendoli poi passare in una ampia stanza situata a pian terreno, illuminata da una grande lampada di metallo. Era arredata come tutte le altre stanze delle case persiane, cioè con divani che giravano attorno alle pareti e con tappeti di grosso feltro stesi sul pavimento: però negli angoli si vedevano parecchie armi, fucili a pietra ed a rotella, pistole e kandjar.
Un vecchio, dalla barba bianca, col capo coperto da un abba, enorme turbante di tessuto a strisce brune e bianche, usato dai curdi, ed il corpo avvolto in una lunga zimarra di grosso panno oscuro, si alzò da terra e mosse incontro ad Harum, pronunciando la frase solita che i persiani adoperano ogniqualvolta un visitatore entra nella loro casa:
— Per grazia di Dio, il tuo naso è grosso?1
— Gloria a Dio, lo è per effetto della vostra bontà — rispose Harum.
Dopo qualche complimento indispensabile, il montanaro continuò:
— Sono ancora assenti i miei compagni?
— Ancora — rispose il vecchio.
— Conduco con me colui che cercava, il Re della Montagna.
- ↑ Storico.