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il re della montagna 93

— I profeti, gli antenati e la famiglia del defunto sono venuti a fare alla testa del califfo una visita mattutina: perchè vieni a turbare il loro dolore?

I persiani hanno ricevuto questa strana leggenda per verità pura e, come dissi, tutti gli anni festeggiano con grande pompa il martirio di Hussein.

In quell’epoca, grandi preparativi fervono in tutte le principali città persiane e dovunque si rizzano baracche e tende di tela nera con emblemi di lutto, si preparano luminarie, si ergono palchi a spese dello sciàh, dei principi o delle persone più ricche.

Quando Nadir e Fathima giunsero sulla piazza di Meidam, quantunque fosse appena la mezzanotte ed i persiani abbiano l’abitudine di ritirarsi nelle loro case poco dopo il calar del sole, una folla immensa si pigiava nei dintorni dello splendido palazzo reale, per assistere ai preparativi della festa.

Un vero esercito di operai lavorava febbrilmente a rizzare le tende, i palchi, i pulpiti pei mollah (specie di preti), i pennoni imbandierati, onde tutto fosse pronto per la grande processione del domani. Già i numerosi negozi che s’aprono sulla piazza erano stati riaperti, e i kahvè-kahnè, dove si servono delle deliziose bevande e soprattutto dell’eccellente moka e dove si radunano i ricchi e gli sfaccendati per udire le storielle o per giuocare agli scacchi o per fumare l’oppio, rigurgitavano di persone.

— Vieni, Fathima — disse Nadir fendendo arditamente la folla, mentre la giovinetta abbassava il fitto velo per nascondere il grazioso volto. — Fra tante persone, nessuno ci riconoscerà.

— Dove mi conduci, Nadir? — gli chiese ella con voce tremante. — Ho paura.

— Nadir è leale.

— Non ho paura di te.

— Nessuno mi conosce e il tuo volto è coperto.

— Ma se qualche soldato ti scorgesse?

— Nessuno ricorda il mio viso. La lotta è stata così rapida ed eravamo tanti, che le guardie del re non possono avermi veduto.

Ad un tratto si sentì urtare violentemente. Si volse colla destra posata sull’impugnatura del kandjar. Un uomo di alta statura, assai bruno, con un immenso turbante sul capo, che gli copriva mezzo il volto, ed una lunga zimarra che gli scendeva fino ai piedi, stretta