Pagina:Salgari - Il re della montagna.djvu/68


Cap. VII.

Una situazione terribile.

Nadir, celato dietro alla tenda dell’alcova, coll’arme impugnata per tenersi pronto a vendere caramente la vita e a difendere quella della giovane persiana, non aveva perduto una sola parola di quel colloquio.

Appena udì la porta chiudersi dietro al terribile vecchio, s’avanzò verso la giovinetta pallido per l’emozione, coi lineamenti sconvolti dal dolore che gli straziava il cuore, e la fronte imperlata di un freddo sudore. Pareva che un uragano tremendo avesse devastato in quei pochi minuti quella maschia bellezza, poichè Nadir pareva che fosse invecchiato di molto in pochi istanti.

Egli si arrestò guardando Fathima come trasognato, chiedendosi senza dubbio se era in preda ad un incubo o dinanzi ad un fatto reale.

— Perduta!... — mormorò finalmente, facendo uno sforzo supremo e scuotendosi. — Perduta!...

La giovanetta, udendo, si era alzata esclamando fra un singhiozzo e l’altro:

— Oh mio Nadir!... Oh mio Nadir!...

— Fathima — mormorò il giovanotto con un sospiro. — Io sono maledetto! Il vecchio Mirza aveva ragione!...

— Nadir, salvami!...

— Se lo potessi, Fathima! — rispose egli con una specie di rabbia.