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il re della montagna | 63 |
— Lo ignoro.
— È potente.
— Qualche khan?1
— Più ancora.
— Un sadri-azem?2
— Più ragguardevole ancora.
— Ma chi mai adunque?
— Lo sciàh.
— Il re!...
Fathima era indietreggiata pallida come un cencio lavato ed in preda ad una viva agitazione:
— Il re! — ripetè con voce tremante. — Io moglie del re!...
— Non ti aspettavi simile onore?
— No.
— E’ la fortuna della mia casa.
— Ma...
— Che cosa? — chiese il vecchio con accento duro.
— Non amo lo sciàh.
— E che m’importa?
— Potrei essere infelice, signore.
— Infelice!... Tu, che potrai avere diamanti a staia, che potrai avere tutto ciò che può desiderare fantasia di donna, che avrai a’ tuoi cenni migliaia di servi e che...
— Basta, signore — mormorò la disgraziata. — Io non sono nata per vivere a fianco di così potente signore, nè di altre donne.3
— Che cosa vieni a narrarmi tu?... Quale donna rifiuterebbe tanta grandezza e tanti onori?
— Ma ti dico che non potrei amarlo.
— Per quale motivo?
— Perchè mi trovo bene presso di te, signore. Io non aspiro a simili grandezze; preferisco la tranquillità della tua casa.
— Ma io posso costringerti.
— Non ne hai l’autorità, signore.