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il re della montagna 35

devano a dozzine. I cavalli sventrati dai feriti, nitrendo ed impennandosi, rotolavano sui caduti schiacciandoli col proprio peso.

Dovunque si vedevano braccia alzate che stringevano armi rosse di sangue; un ondeggiar di teste, un cader d’uomini, e s’udiva un urlìo, un gemere, un maledire, un chiamare, un tuonar d’archibugi e di pistole.

I Curdi, per accrescere la tremenda scena, mentre i montanari si azzuffavano coi soldati, si erano gettati come tigri sulla inerme popolazione. Facevano strage su tutti gli angoli della piazza, depredando i caduti di collane e di vesti. Una banda di quei predoni, più arditi e più rapaci, approfittando della confusione, s’inerpicavano sui balconi e sui poggiuoli e sfondavano le porte e si gettavano nelle case per metterle a sacco.

Due volte le artiglierie dei cammelli tuonarono a mitraglia contro la folla coprendo la piazza di morti e feriti, ma poi si tacquero. Cammelli ed artiglieri caddero l’un dopo l’altro sotto i kandjar dei Curdi.

La pugna sempre più tremenda si concentrò sotto il palco, dove i soldati, raccozzatisi e riparati dietro i cadaveri dei cavalli, si difendevano valorosamente coi fucili, coi kandjar, colle pistole, cercando di spezzare il cerchio dei montanari, che li opprimeva da ogni lato. Tre volte irruppero furiosamente contro la banda del giovane Re della Montagna, ma invano, poichè venivano sempre ributtati.

Nadir, che pugnava come un veterano alla testa de’ suoi valorosi, trascinando un’ultima volta i compagni alla carica, li disperse.

Allora con un balzo da leone saltò sul palco e senza curarsi delle palle che fischiavano ai suoi orecchi, con due colpi di kandjar tagliò le funi di Harum.

— Ti devo la vita, giovane Re della Montagna — disse questi.

— Va’, fuggi — rispose Nadir balzando a terra.

Era tempo! Dal palazzo reale irrompevano sulla piazza, di galoppo, le guardie a cavallo dello sciàh. I Curdi ed i montanari si dispersero in tutte le direzioni, gettandosi nelle vie e nelle viuzze, o scalando le mura dei giardini, o rifugiandosi nelle case.

Nadir, diviso dai compagni, travolto dalla folla, infilò una viuzza deserta. Un ghoulam lo inseguì, ma il giovanotto aveva ancora una pistola carica. Fece fuoco sul cavaliere, abbattendolo; poi, gettata l’arma che gli era inutile, s’aggrappò alle fessure di un’alta e vecchia muraglia, superò i merli e si lasciò cadere dall’altro lato da un’altezza di sette metri.