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208 emilio salgari

Lo sciàh rimase un momento ritto, poi stramazzò pesantemente al suolo, tenendo ancora infissa nel petto l’arma micidiale.

Il montanaro, volgendosi verso Nadir e tutti gli altri, che si erano slanciati nella stanza colle armi in pugno, disse:

— Quell’uomo voleva uccidermi col cannone; io l’ho ucciso col pugnale dei figli del Demavend. Lo sciàh è morto: viva Nadir sciàh!...

In quell’istante una scarica formidabile rimbombò nelle gole della montagna.

— Le truppe del Masen-Deran! — gridò Mirza.

— Salviamo i nostri cavalieri — disse Nadir. — Si aprano le porte del castello!...

I montanari, guidati da Harum, dal begler-beg e dai due khan, si slanciarono fuori dalla stanza, irrompendo nelle sale.

I principi del seguito dello sciàh e la piccola guarnigione, sorpresi da quel drappello di uomini che emetteva urla formidabili per farsi credere di essere in grosso numero, non opposero resistenza.

In un momento furono disarmati, legati, cacciati in una sala sotto la guardia di quattro montanari. Poi furono aperte le porte della rocca ed abbassati i ponti.

All’estremità dell’altipiano, i cavalieri, quantunque quasi dieci volte inferiori di numero, avevano impegnata coraggiosamente la lotta colle truppe del Masen-Deran, occupando fortemente tutte le gole.

Fu ordinata la ritirata, ed i milleduecento cavalieri si ritrassero nella rôcca, abbassando i ponti e barricando le porte, mentre il begler-beg faceva chiudere il passaggio segreto.

Le truppe del Masen-Deran, che credevano di essere state assalite da poche bande di predoni, non trovando più alcuna resistenza, superarono le alture e mossero verso la fortezza, ma trovando i ponti alzati, le porte chiuse e le torri e le alte muraglie gremite di difensori, si arrestarono sull’altipiano.

Un cavaliere splendidamente vestito e che portava le insegne di khan, si avanzò fin sotto le mura della rocca, gridando:

— Dov’è lo sciàh!... Io sono il comandante delle truppe del Masen-Deran.

Il begler-beg, che si trovava sul bastione assieme con Nadir, Mirza, Harum ed i khan, si curvò sul parapetto e con voce tuonante gridò:

— Lo sciàh usurpatore del trono di Luft-Alì è stato ucciso. Te-