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204 emilio salgari

— Vedo delle ombre passeggiare fra i merli delle torri, e se lassù vegliano, ciò dimostra che lo sciàh è qui.

— Che siano giunte le truppe del Masenderan?

— Sarebbero accampate su questo altipiano.

— Guidami al passaggio segreto.

— Un momento, mio signore. Date ordine che i cavalieri circondino il castello, celandosi sotto i boschi, per impedire la fuga ai nemici. Qui lo sciàh usurpatore è venuto e qui morrà!

I khan furono tosto avvertiti. I milletrecento cavalieri, che stavano per raggiungere l’altipiano, tosto si divisero, e, piegando a destra ed a sinistra, occuparono le boscaglie, attorniando completamente la rocca.

Quando il begler-beg seppe che più nessuna persona poteva uscire dalla fortezza, scese da cavallo, e s’inoltrò, strisciando fra gli sterpi, verso il fossato. Nadir, Mirza, Harum, due khan e venti montanari lo seguivano in silenzio.

Dalla rocca non veniva alcun rumore. Sulle alte torri, all’incerta luce degli astri, si vedevano però di tratto in tratto brillare i fucili delle sentinelle, e nel caseggiato alcune finestre erano debolmente illuminate.

Il begler-beg, giunto sull’orlo del fossato, si lasciò scivolare fino in fondo, poi seguì le massicce muraglie della rocca, finchè trovò una grande lastra di pietra, seminascosta da un rosaio selvatico.

Frugò tra le foglie, poi premette una sporgenza, e subito la lastra girò su se stessa, mostrando una stretta ed oscura apertura, appena capace di permettere il passaggio ad un uomo.

— Avanti — disse il begler-beg. — Fra pochi minuti saremo nel cuore della piazza.

— Dove mette questo passaggio? — chiese Nadir.

— In una stanza del castello.

— Che sia abitata?

— Lo ignoro, mio signore.

— Preparate le armi — disse Mirza, volgendosi verso i montanari.

— Siamo pronti — rispose Harum.

Ad uno ad uno i ventisei uomini entrarono e presero a salire una stretta scala, che pareva fosse stata costruita nello spessore delle enormi muraglie del forte. Il begler-beg, che conosceva la via, apriva il passo e procedeva senza esitazione, malgrado la fitta oscurità.