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il re della montagna 197

— Non ancora — rispose il vecchio. — La ritroveremo la buona Fathima, figliuol mio, te lo giuro.

— Ma dove sarà fuggito il mio rivale?

— Lo sapremo. Harum, va’ a visitare tutte le stanze, visita tutti i nascondigli e procura...

Non finì. Sullo scalone si udiva un tumulto e un gridìo assordante, mentre sulla piazza rimbombavano urla feroci.

Nadir stava per slanciarsi fuori della sala, quando comparve il begler-beg, seguito da parecchi montanari. Nella destra teneva una scimitarra insanguinata e nella sinistra una testa umana che pareva appena decapitata.

Sadri-azem — disse rivolgendosi verso Mirza. — Conosci questa testa?

— Il traditore, l’assassino del mio signore! — esclamò il vecchio.

— Sì, è del principe Ibrahim!

— L’hai ucciso tu?

— Sì, e proprio nel padiglione dove questo sciagurato aveva assassinato la madre del nostro giovane sciàh.

— Mio zio!... — mormorò Nadir, con voce sorda. — È la giustizia di Dio.

Ritorse altrove gli sguardi per non vedere più quella testa sanguinante e si diresse verso la porta; ma il begler-beg con un gesto lo rattenne.

— Mio signore — disse. — Lo sciàh è fuggito colle mogli, la fidanzata ed i principi.

— Per dove?

— So che sono usciti da una porta che dai bastioni mette nella pianura.

— Ora comprendo — disse Mirza. — Le truppe lo sapevano ed hanno prolungata la resistenza per lasciare a lui il tempo di fuggire.

— Ed ho perduta la mia donna! — esclamò Nadir, con voce cupa. — Che importa a me del trono e di Teheran senza di lei? Ah! Mirza, io sono sventurato!...

Il disgraziato giovanotto, vinto dal dolore, si lasciò cadere su di un divano, nascondendo il capo fra le mani.

Mirza gli si avvicinò.

— Nadir, figliuol mio — gli disse con dolce rimprovero. — Sei sciàh di Persia ora e non devi mostrarti così dinanzi ai tuoi sudditi.

Nadir s’alzò di scatto, cogli occhi fiammeggianti, il viso trasfigurato.