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il re della montagna 19

schiavi!... Quanti anni sono trascorsi da allora in poi!... Mirza, chi era quella donna?... Mirza, chi era quel guerriero che mi voleva tanto bene? Cos’è successo di loro? Son vivi ancora?

Uno scroscio di pianto fu la risposta. Il vecchio Mirza aveva nascosto il viso fra le mani e piangeva come un fanciullo.

— Mirza! — esclamò Nadir con voce rotta. — Perchè piangi?

— Non lo so Nadir — balbettò il vecchio tergendo con una specie di rabbia le lagrime.

— Dimmi adunque, è viva ancora quella donna?

— È morta.

— Morta!...

— Sì, morta assieme all’uomo che amava.

— Uccisi forse?

— Traditi da un uomo che era loro parente e uccisi da un uomo che oggi è il più potente della Persia e che, se sapesse che tu sei nato in quel palazzo e fosti accarezzato da quella donna e da quel guerriero, non esiterebbe a trucidarti.

Nadir a quelle parole era scattato in piedi, cogli occhi scintillanti e il viso pallido.

— Ma chi sono io! — esclamò. — Mirza, chi sono io adunque? Perchè tanto odio contro di me?

— Non posso dirtelo.

— Ma perchè?

— Non è ancor venuto l’istante propizio.

— Ma odio quegli uomini, Mirza!

E li troverò, te lo giuro, dovessi percorrere la Persia intera.

— Sono potenti, Nadir.

— Il Re della Montagna non ha mai tremato, Mirza — disse il giovanotto con fierezza. — Domani andrò a Teheran e comincerò le ricerche.

— Nadir! — esclamò il vecchio tendendo le mani verso di lui. — È a Teheran che ti attende un pericolo.

— Ed a Teheran lo affronterò.

— Nadir!... Nadir!...

— Zitto, Mirza — disse il giovanotto. — Odi?

Fra i ruggiti del vento erasi improvvisamente udita una nota acuta, che pareva emessa dal corno di un montanaro.

— Chi è che a quest’ora chiede asilo? — chiese Mirza, con inquietudine.