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180 | emilio salgari |
loppo per i sentieri. In breve tempo sparvero fra le boscaglie delle valli inferiori.
— Harum, — disse Mirza volgendosi verso il montanaro, — va’ a radunare i nostri fidi, e domani li farai scendere nella pianura.
— Dove ci ritroveremo?
— Sulla piazza di Meidam. Lascerai venti uomini per nostra scorta.
— Che Allah vegli sul nostro sciàh! — diss’egli uscendo.
Rimasti soli, il vecchio si volse verso il begler-beg, che pareva aspettasse i suoi ordini.
— Il tuo palazzo è sicuro? — gli chiese.
— Sì, sadri-azem.
— Puoi ospitarci senza tema che veniamo scoperti?
— È difeso da cinquanta guardie devote, e nessuno conosce i sotterranei del palazzo, me eccettuato.
— Dove ti attende la scorta?
— Ad Ask.
— Hai i cavalli e le vesti per noi?
— Tutto è pronto, sadri azem: i tuoi ordini sono stati eseguiti.
— Va’ ad aspettarci ad Ask.
— Quando giungerete?
— Domani all’alba; intanto manderai i tuoi emissari in città, per avvertirci se ci si prepara un agguato.
— Fidati di me: ho giurato fedeltà al nuovo sciàh.
S’inchinò dinanzi a Nadir, raggiunse la sua piccola scorta, salì a cavallo e si mise in marcia scendendo la montagna.
— Mirza — disse Nadir, con voce commossa. — Che cosa posso fare per te?
— Nulla, figliuol mio: a me basta la felicità di vederti re di Persia.
— E’ grande quello che hai fatto per me.
— E’ giusto, Nadir, ed un fedele servo di tuo padre non poteva fare diversamente. E la tua ferita? Potrai resistere ad una marcia nella pianura e forse ad un combattimento? Io temo per te.
— Mi sento forte, Mirza, e lo sarò di più domani, quando pugnerò pel mio trono e per la donna che amo.
— Va’ a riposarti, figliuol mio, e domani sera la capitale saluterà te Nadir sciàh.