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il re della montagna 179

— Per quando sono fissate le feste pel matrimonio?

— Di quale? — chiese Nadir, impallidendo.

— Della tua Fathima — rispose Mirza.

— Temo per domani sera — rispose il begler-beg.

— Ma io non voglio che si facciano! — esclamò Nadir.

— E non si faranno – disse Mirza.

— Comanda, sciàh, — dissero i khan: — siamo pronti.

In quell’istante una lontana detonazione echeggiò nella tenebrosa pianura, in direzione di Teheran:

— Il cannone che tuona! — esclamò Nadir.

Il begler-beg s’alzò ed uscì a precipizio; nella grande pianura vide balenare una fiamma, poi echeggiò un’altra detonazione.

— E’ l’annunzio dell’adge — diss’egli rientrando, pallido ed agitato. — Domani sera cominceranno le feste.

Nadir mise un grido straziante.

— La mia Fathima! — esclamò. — Ah! Mirza, io la perdo!

— Non ancora, — disse il vecchio con calma ammirabile, — khan, i vostri uomini sono pronti?

— Sì — risposero essi.

— Sta bene: tu, khan dei Curdi, domani sera radunerai le tue truppe dinanzi alla porta d’occidente ed attenderai il segnale per entrare in città; tu concentrerai le tribù militari dinanzi alla porta d’oriente; tu, i tuoi Kadjars dinanzi a quella di mezzodì; i nostri montanari s’incaricheranno di quella di settentrione.

— Ed io? — chiese il begler-beg.

— Verrai con noi per introdurci in città e manderai i tuoi emissari a sollevare gli abitanti dei quartieri che hanno abbracciata la nostra causa.

— L’ora dell’attacco? — chiesero i khan.

— Mezzanotte.

— Il segnale?

— Ve lo daranno i trentaquattro pezzi degli artiglieri. Entrerete tosto in città e vi riunirete sulla piazza di Meidam, sbaragliando le truppe reali che incontrerete sul vostro passaggio.

— Sta bene — risposero i khan.

— Andate — disse Mirza.

I khan uscirono dopo essersi inchinati tre volte dinanzi a Nadir, salirono sui propri cavalli e, coi loro seguiti, s’allontanarono di ga-