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176 | emilio salgari |
— Che i khan ed il begler-beg più anziani ci seguano — disse Mirza. — Pel momento io rivesto le funzioni di sadri-azem (primo ministro) del futuro sciàh.
— Non saprei trovarne uno migliore, nè più fedele — disse Nadir. — A te prima di tutti la mia riconoscenza, mio vecchio Mirza, e ti nomino qui dinanzi ai miei sudditi mio primo ministro.
— Son troppo vecchio, mio Nadir: a me basta vegliare su di te.
— Te lo imporrò, Mirza; è lo sciàh che comincia a comandare.
— Mi ribello, Nadir.
— Silenzio, Mirza: al tuo posto.
Entrarono nella capanna di Harum, seguiti dai tre khan e dal begler-beg più anziano, e si sedettero sui divani, mentre il montanaro accendeva una lampada.
Mirza, che si era assiso presso il futuro sciàh, volgendosi verso il khan dei Curdi, chiese:
— Di quanti uomini dispongono le tue tribù accampate nella pianura?
— Di tremila — rispose.
— E le tue? — chiese rivolgendosi al khan dei Kadjar.
— Di quattromila — rispose questi.
— E le tue? — chiese al khan delle tribù militari.
— Di cinquemila — rispose il capo.
— Sono pronti tutti?
— Non chiedono che di gettarsi sulla capitale — risposero i khan.
— Quanti soldati difendono la città? — chiese il vecchio al begler-beg.
— Settemila fra guardie reali e guardie del mir-i-ahdas (capo delle guardie di polizia). Tutte le altre truppe sono nella Georgia che guerreggiano contro la Russia.
— Ma gli artiglieri del corpo dei cammelli sono nostri?
— Sì, e dispongono di trentaquattro pezzi e di millecinquecento uomini.
— Sono fedeli?
— Hanno giurato fedeltà sul Corano.
— Sulla popolazione della città possiamo contare?
— Gran parte di essa ha abbracciato la causa del nuovo sciàh e ci presterà man forte. Se vi saranno dei partigiani dell’usurpatore, basteranno i trentaquattro pezzi degli artiglieri per frenarli.