Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
Cap. XVI.
La cospirazione.
Nadir, spinto da una irresistibile curiosità e da un segreto presentimento, si era alzato e guardava i fianchi della montagna gigante, che le ombre della notte a poco a poco coprivano.
Una lunga fila di cavalieri serpeggiava pei sentieri della montagna, mentre i cacciatori ed i banditi, scaglionati nei fitti boschi, si radunavano rapidamente sui passaggi ed all’uscita delle gole, come se si preparassero a sbarrare tutti i passi.
— Sono essi — disse Harum, che guardava attentamente quei cavalieri, che salivano di galoppo le alture, come se fossero impazienti di giungere nelle regioni superiori.
— Chi sono? — chiese Nadir, stupito.
— I khan dei Curdi, dei Kadjars e delle tribù militari, i begler-beg ed i capi cospiratori della capitale — disse Mirza.
— E che cosa vengono a fare?
— A presentare giuramento di fedeltà al loro futuro signore — rispose il vecchio. — Questa notte si concerterà l’assalto della capitale.
— Ah! Mio buon Mirza!... Quanto ti devo!...
— Tuo padre ti aveva affidato a me, Nadir — rispose il vecchio. — Sono lunghi anni che io preparo la rivoluzione, e le gite misteriose che io di quando in quando intraprendevo a Teheran, non avevano altro scopo che di mantener vivo, nel cuore dei vecchi amici di Luft-Alì, l’affetto per la tua dinastia e l’odio contro i traditori e l’usurpatore. La tua sventura ha fatto precipitare gli avvenimenti, ed