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164 | emilio salgari |
— Tengo qui un rimedio prezioso, che i soli sciàh posseggono — diss’egli.
— Che cos’è?
— Della mummia.
— Non ti comprendo.
— Ti spiegherò dopo.
Aprì l’astuccio e levò una materia nera, somigliante ad una specie di bitume, e la stemperò sulla ferita, che poi fasciò lestamente, senza che più uscisse una goccia di sangue.
— Guarirà? — chiese Harum.
— Lo spero — disse Mirza, ricoprendo il giovanotto col Cascemir. — La ferita è stata tremenda, ma la lama di quel miserabile cavaliere non ha intaccato alcun organo importante. Temevo che avesse leso un polmone; ma ora sono tranquillo, e la mummia farà in breve la sua opera miracolosa.
— Ma che materia è quella?
— È un farmaco assai efficace per rimarginare le ferite. Lo si raccoglie in certe caverne dei monti Elburs, che gli sciàh fanno rigorosamente custodire e che serbano per loro e pei principi loro amici o di sangue reale. Ho trovato questo astuccio fra i tesori dello sciàh mio signore, e lo conservo gelosamente.1
— Che farà Nadir quando sarà guarito? Povero giovane!... Sarebbe stato meglio che non fosse mai disceso a Teheran a salvarmi la vita!...
— Quando sarà guarito, Fathima non sarà più sua, Harum — disse il vecchio piangendo. — Impazzirà di dolore, questo disgraziato ragazzo. Quale terribile fatalità pesa sulla sua famiglia!... I suoi genitori assassinati, il trono occupato da un usurpatore, e lui qui, ferito, vinto, col cuore spezzato!... Maledetti!... Un giorno Dio vi punirà!...
— Sono troppo potenti, Mirza. Che cosa rimane a Nadir ormai?...
— Là, fra le rovine del castello, sono sepolti i tesori del mio padrone e signore. Raduneremo un giorno i montanari tutti, ed una notte anche noi, assieme ai curdi che assolderemo e alle tribù degli illiati che armeremo, irromperemo su Teheran, ed i traditori morranno!...
- ↑ Questa materia, che non è stata ancora esaminata dagli scienziati, si raccoglie in piccola quantità e guarisce miracolosamente le ferite.