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il re della montagna 157

Per maggiore sventura anche una finestra aveva ceduto, e parecchi uomini, che si erano arrampicati fino al cornicione aggrappandosi alle inferriate, irrompevano pure nella stanza nuziale.

Nadir, il vecchio Mirza, Harum ed i montanari si scagliarono come tori feriti contro gli assalitori, per disputare a loro il passo; ma erano trenta contro trecento.

Non si contano: il valore supplisce il numero. Fra le lampade spezzate, fra i tappeti, fra gli arazzi, fra gli specchi infranti di quella superba sala, dietro alle colonne, lungo le pareti, attorno al letto nuziale, già bruttato di sangue, i prodi figli della montagna combattono con furore supremo. Si scagliano sulle punte dei kandjar, come uomini già votati alla morte, rovesciano drappelli di nemici, li respingono, li tagliano a pezzi, li sciabolano o li pugnalano, ma ai caduti subentrano altri uomini, che continuano a irrompere attraverso alla porta ed entrano per le finestre ormai indifese, scavalcando i davanzali.

Il sangue scorre a torrenti, i feriti si moltiplicano ed i morti s’ammucchiano per ogni dove, ma la lotta continua con crescente furore, mentre l’incendio si propaga di torre in torre e il vecchio castello avvampa per ogni dove, illuminando la montagna come una fiaccola gigantesca.

Fra le urla dei combattenti si odono le pareti e le enormi muraglie crollare con immenso fracasso, sprofondare i pavimenti, precipitare i legnami ardenti; ma la pugna non s’arresta per questo, anzi prende proporzioni più tremende.

Già la sala è piena di soldati e di guardie che tentano di sfondare quel pugno di prodi, quando urla di trionfo echeggiano, seguite da un grido straziante di donna.

— Aiuto, Nadir!...

Il Re della Montagna, che pugna dinanzi ai suoi montanari, udendo quel grido getta un vero ruggito. Fra l’onda dei combattenti e le nuvole di fumo che irrompono dai corridoi e dalle finestre, le cui imposte ormai bruciano, scorge i soldati dello sciàh precipitarsi fra i cuscini ed i tappeti, respingere con uno sforzo supremo i montanari, afferrare la sua fidanzata e trascinarla via.

Pazzo di dolore, non badando più al pericolo, sfonda con impeto irresistibile i combattenti e si slancia dietro ai rapitori, mandando