Pagina:Salgari - Il re della montagna.djvu/132

132 emilio salgari

Stette alcuni istanti silenzioso, come se riordinasse dei lontani ricordi, poi disse con voce grave e vivamente commossa:

— Regnava sulla Persia uno sciàh leale, prode, magnanimo, buono, il migliore di quanti re abbiano governato la nostra patria. Non temeva nemici: era fiero come te, Nadir, bello come te, terribile cogli ambiziosi, e perciò si era creato formidabili rivali che cospiravano per abbatterlo.

«Pronipote del famoso Nadir sciàh, valoroso quanto lui, aveva conquistato colle armi quasi mezza Persia, debellando le truppe dei numerosi pretendenti che si disputavano il trono dello sciàh Zaki.

— Il suo nome? — chiese Nadir.

— Luft-Alì.

— Mio padre forse?

— Sì, tuo padre, Nadir.

— Ah! Sentivo di aver nelle vene sangue di guerrieri! Continua, Mirza.

— Contrariamente alle abitudini degli altri sciàh, che sposano quattro mogli e che nei loro palazzi tengono centinaia di schiave, giovanetto ancora aveva sposato una donna sola, la figlia del prode khan di Samarcanda, bella, bionda come la tua Fathima, cogli occhi neri, i lineamenti delicati, un amore di fanciulla, una perla che formava l’orgoglio della Corte di Teheran; e dalla loro unione eri nato tu.

«La Persia era allora in fiamme; dovunque i pretendenti si combattevano, e tuo padre, malgrado tante vittorie e l’amore de’ suoi soldati e del suo popolo, non si riteneva sicuro. Temendo di venire un giorno assalito in Teheran dal feroce Mehemet, che gli disputava ferocemente il potere con un numeroso esercito, ti affidò alle mie cure, ed io ti condussi in questo castello, dove tu crescesti ignorando sempre di chi eri figlio. Così aveva voluto tuo padre, per sottrarti, in caso d’un disastro, alla crudeltà di Mehemet.

«Tua madre aveva uno zio, il principe Ibrahim, un ambizioso che aspirava a diventare potente sulle disgrazie di tuo padre. Sapendo a quale prezzo Mehemet avrebbe pagato un tradimento che gli schiudesse la via al trono di Persia, congiurò contro tuo padre ed una notte piombò su Teheran, svegliando la popolazione col rombo delle artiglierie.

«Parte delle truppe, corrotte dall’oro, avevano abbracciata la causa di Mehemet e del traditore, ed erano improvvisamente entrate nella capitale.