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90 Capitolo VIII.


— La Newsky mi è famigliare, signore.

— Benissimo: quando tu vedrai innalzarsi nell’aria da uno dei boschetti che la fiancheggiano tre razzi: uno bianco, uno azzurro ed uno verde, scenderai senza alcun timore collo Sparviero e ci raccoglierai.

Mi hai capito bene?

— Perfettamente, signore.

— Fa gettare la scala di corda. La nebbia è foltissima e nessuno si accorgerà della nostra discesa.

— Vi può essere qualche guardia nascosta nel boschetto, signore, — osservò Liwitz.

— Ebbene, la uccideremo, — rispose freddamente il capitano, — così non andrà a raccontare a nessuno d’aver veduto in aria qualche cosa di sospetto.

Signori, vi siete armati?

— Abbiamo due rivoltelle ciascuno ed un pugnale, — rispose Wassili.

La scala di corda, lunga più di cinquanta metri, fu calata lentamente, potendo darsi che nel boschetto vi fosse qualcuno, poi i due russi, due marinai e il capitano scesero uno ad uno, tuffandosi nel nebbione che saliva a grandi ondate dalla vicina Neva, oscurando la luce dei fanali.

Una forte scossa data alla scala avvertì Liwitz che tutto era andato bene e che doveva subito allontanarsi.

Nessuno infatti si era accorto della discesa di quelle cinque persone.

La notte era troppo fredda e troppo umida per invogliare i buoni abitanti di Pietroburgo a recarsi a passeggiare, in quell’ora tarda, sotto l’ombra cupa dei giardini e dei boschetti fiancheggianti la Newsky.

Il capitano dello Sparviero si fermò un momento per accertarsi se si poteva distinguere la sua macchina volante; poi, rassicurato pienamente, attraversò il boschetto, le cui piante, sature di nebbia, gocciolavano da tutte le parti come se piovesse e sbucò sulla magnifica via, sfarzosamente illuminata da due file di lampade elettriche le quali tentavano invano di aver ragione della nebbia che saliva sempre più fitta dal fiume, allargandosi come un freddo sudario.

Quantunque le undici fossero suonate, una viva animazione regnava sulla Newsky, essendo i grandi signori russi, i bojardi, piuttosto nottambuli.