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88 Capitolo VIII.


— Sì, uno: quello di non raccontare a nessuno d’aver incontrato la nostra macchina volante.

— Sulla mia parola d’onore, io e mia sorella manterremo il segreto.

— Buon viaggio.

— Grazie, signori! — gridarono ad una voce i due giovani, salutando colla mano.

Lo Sparviero descrisse una gran curva, riprendendo la direzione occidentale e la corsa attraverso le sterminate pianure della Siberia mentre la slitta si allontanava velocissima in senso opposto.


CAPITOLO VIII.

I misteri di Pietroburgo.

Sette giorni dopo la sua partenza dalla Sackaline, dopo d’aver attraversata, colla velocità d’una rondine o di un piccione viaggiatore tutta la Siberia e la Russia settentrionale, l’aereo-treno si librava sopra Pietroburgo.

Era una notte freddissima e nebbiosa, eppure, attraverso quel fitto strato di vapori, filtrava una strana luminosità prodotta dalle migliaia e migliaia di fanali a gaz e a luce elettrica, illuminanti le interminabili arterie della capitale russa e le superbe passeggiate lungo la Neva e lungo le tre linee di canali concentrici derivati dal gelido fiume.

Lo Sparviero seguiva, malgrado il nebbione, con una precisione matematica, la Prospettiva Nevsky, la larga e magnifica via che toglie il suo nome dal monastero da cui ha origine di Sant’Alessandro Nevsky, bellissimo santuario consacrato alle reliquie dell’eroe nazionale e che oggi serve di sepolcreto alle famiglie più aristocratiche di Pietroburgo.

Due linee di fanali, che apparivano come due nastri di fuoco, prolungantisi per tre chilometri, fino ai grandiosi fabbricati dell’Ammiragliato, mascheranti la Neva, indicavano al capitano dello Sparviero la via che doveva tenere.