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84 Capitolo VII.


tadino o qualche boscaiuolo e non lo lascerò divorare sotto i miei occhi, senza nulla tentare per strapparlo ai denti di quegli ingordi.

— Dateci dei fucili, — disse Boris.

— È inutile, comandante, disturbarci. Possiedo una bella provvista di obici carichi di nitroglicerina e che scoppieranno magnificamente sulla superficie gelata e durissima della pianura.

Liwitz, abbassiamoci e descrivi un giro su quella foresta. —

Il tintinnìo del campanello si udiva sempre più distinto e anche gli ululati aumentavano spaventosamente.

Dovevano essersi radunate in buon numero quelle bestiacce.

Lo Sparviero si abbassò fino a duecento passi dal suolo, poi partì in linea retta verso la candida foresta coperta di neve.

In quel momento altri due spari rimbombarono sotto le piante, poi si udì distintamente il galoppo sfrenato di alcuni cavalli.

La slitta doveva attraversare qualche bacino gelato, perciò si produceva il rimbombo degli zoccoli e dei ferri da ghiaccio.

— Dateci dei fucili, — disse Wassili. — Le bombe non le scaglieremo che all’ultimo momento, Ranzoff. Un russo non sta fermo quando si trova dinanzi ai lupi ed ha un’arma nelle mani.

— Come volete, signori miei, — rispose il capitano. — È sempre una caccia emozionante anche per un polacco della Lituania. —

Un marinaio portò sul ponte tre fucili Mauser ed una cassetta piena di cartucce.

I due russi ed il capitano caricarono precipitosamente le armi e presero posto sul castelletto di prora, pronti ad aprire un fuoco infernale contro i feroci predoni delle pianure nevose.

Il fragore prodotto dallo scalpitare dei cavalli era cessato. La slitta doveva fuggire ora attraverso lo strato nevoso, il quale attutiva il galoppo.

Il campanello della duga invece tintinnava furiosamente ed ora pareva che si avvicinasse verso il margine del bosco, e ora che se ne allontanasse.

I cavalli, spaventati dagli ululati delle fameliche belve, non conservano una direzione costante.

— Come mai non si decidono a lasciare il bosco? — chiese Wassili, il quale era impaziente di cominciare il fuoco.

— Io ne indovino il motivo, — rispose Boris. — Gli alberi, in caso di estremo pericolo, possono offrire sempre un rifugio.

— Uhm!... Non ne lascerebbero loro il tempo, fratello.