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Il Re dell'Aria 83


Alcuni mujik stavano attraversando il ghiaccio, spingendo innanzi a loro delle prame, ossia delle grosse barche, le quali forse erano state sorprese al largo dal gelo ed imprigionate, prima che avessero potuto raggiungere le rive.

Erano però tanto occupati in quel faticoso lavoro che non s’accorsero nemmeno del passaggio dell’aereo-treno, anche perchè questo si teneva già ad un’altezza di cinquecento metri, e la neve, che cadeva sempre, abbondantissima, lo rendeva poco visibile.

Alla sera anche il Baikal non era più visibile. Lo Sparviero, che procedeva sempre colla massima velocità, ridiscendeva verso le grandi pianure dell’ovest, coperte da sconfinate foreste, forse non ancora esplorate da alcun essere umano.

Essendosi il tempo rischiarato ed essendo comparsa una splendida luna, il capitano stava per cercare un posto ove passare la notte, non volendo stremare completamente il suo piccolo equipaggio, quando una detonazione, seguìta poco dopo da un’altra, echeggiò verso il margine d’un bosco di betulle e di pini.

— Che sparino contro di noi? — chiesero Wassili e Boris, che stavano in quel momento fumando presso la macchina.

— No, — rispose Ranzoff, il quale si era curvato subito sul parapetto di prora.

— Che sia stato qualche cacciatore? — chiese Wassili.

— Quelle detonazioni erano troppo deboli per essere state prodotte da una carabina, è vero, signor Boris?

— Sono stati due colpi di rivoltella o di pistola, — rispose l’ex-comandante della Pobieda, il quale si intendeva di armi meglio di qualunque altro. — Ma... toh!... Questo è il campanello appeso ad una duga. Lo udite?

— E anche odo qualche cosa altro, — disse il capitano. — Ascoltate bene, e tu intanto, Liwitz, rallenta la corsa. Vi sono forse delle persone da salvare. —

Tutti tacquero, tendendo gli orecchi e trattenendo il respiro.

Nel silenzio della notte, essendo il vento completamente cessato, si udivano distintamente il tintinnare d’un campanello ed un lontano urlìo che aumentava rapidamente d’intensità.

— Sapete di che cosa si tratta, ora? — chiese il capitano.

— Sì, — rispose Wassili, — è una slitta che fugge dinanzi ai lupi.

— Quelle maledette bestie non hanno però previsto il nostro arrivo, — disse Ranzoff. — Su quella slitta vi sarà forse qualche povero con-