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Il Re dell'Aria 79


Quale altra macchina, per velocità, per potenza e per sicurezza, potrebbe competere colla nostra? Quale nemico, per quanto possente, potrebbe competere con noi e venire a disputarci l’impero degli uccelli? Oh!... Noi faremo stupire il mondo e faremo soprattutto tremare fino in fondo all’anima il miserabile che ha tramato la nostra perdita.

Che cosa sono per noi le città fortificate, le potenti corazzate, i cannoni formidabili moderni? Nulla, assolutamente nulla.

Possiamo ben chiamarci dunque i re dell’aria.

— È vero, — rispose Boris. — La mia Pobieda, della quale andavo tanto orgoglioso, nulla potrebbe fare contro di noi, eppure era, e sarà forse ancora, una delle più possenti corazzate del mondo, l’orgoglio della Russia marinara.

— Pochi stracci di lana inzuppati nell’aria liquida e qualche obice carico di dinamite, e buona notte alla tua nave, fratello, — rispose Wassili.

— Signori, — disse in quel momento il capitano dello Sparviero, — il the è pronto e una buona tazza di the caldo non farà male, con questo freddo veramente siberiano. —

Un marinaio aveva portato, su un vassoio d’argento, parecchie tazze piene di thè fumante, deponendole sul casseretto di poppa.

— Non ne avrete assaggiato nemmeno a Pietroburgo di così squisito, — disse il capitano. — È vero shang-hiang profumato con fiori d’arancio, con rose tsing-moi e con gardenie kwei-hoa. Ne ho fatta una bella provvista in China. —

Sorseggiarono la profumata bevanda, accesero le sigarette e si misero in osservazione a prora, mentre Liwitz faceva preparare la prima colazione, non avendo in quel momento nulla da fare intorno alla macchina la quale funzionava perfettamente, imprimendo all’aereo-treno una velocità da centotrenta a centoquaranta chilometri all’ora.

Le pianure, i boschi, i fiumi, le colline, scomparivano con rapidità fulminea. Appena scorti non erano più visibili.

Alle tre pomeridiane lo Sparviero, dopo essersi innalzato, con una superba volata, fino a duemila metri, passava sopra la catena degli Jablonovoi, coperti di ghiacciai, scendendo nelle pianure della Transbaicalia. Il capitano a mezzodì aveva rilevata esattamente la posizione per tenersi lontano dai centri abitati.

Quantunque la tempesta di neve continuasse con una ostinazione veramente siberiana, nascondendo lo Sparviero agli occhi dei contadini, egli ci teneva a non farlo notare.