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58 | Capitolo V. |
— Signor Boris, — disse ad un tratto Liwitz, che si era portato a prora per meglio osservare le mosse della nave. — Noi abbiamo preso un grosso granchio.
— Che cosa vuoi dire? — chiese il comandante.
— Che non è più il guardacoste di ieri sera quello che abbiamo dinanzi. È una cannoniera-torpediniera, signore.
— L’avevo sospettato, — rispose Boris. — I fanali erano troppo bassi.
— Ed il guardacoste? Che esplori al largo, signore? Mi pare che la nostra impresa cominci ad imbrogliarsi.
— E perchè, amico?
— Se giungesse in sul più bello dell’abbordaggio?
— Lo cannoneggeremo col pezzo della cannoniera-torpediniera: ecco tutto.
— Che diavolo d’uomo, — mormorò Liwitz. — Vale il signor Wassili.
— Alto! — disse in quel momento un marinaio di punta. — Vi sono scoglietti dappertutto dinanzi a noi e la sponda scende a picco.
— E la risacca è forte, — aggiunse un altro.
Boris si alzò per esaminare la scogliera e s’accorse subito che i marinai della scialuppa avevano visto bene.
Le onde che giungevano dal largo s’infrangevano con furore sopra una moltitudine di scoglietti aguzzi come le punte d’un pettine, balzando e rimbalzando con formidabili muggiti.
Spingere la scialuppa in mezzo a quegli ostacoli era come esporsi ad una perdita quasi certa.
— Bisogna girare la scogliera, — mormorò Boris. — Purchè non accendano la lampada elettrica, tutto andrà bene. —
Si curvò verso Liwitz che stava presso la misteriosa macchina regolando delle valvole.
— Accelera, — gli disse. — Moveremo diritti sulla cannoniera-torpediniera, che mi pare si sia finalmente decisa a gettare le àncore. —
Poi, volgendosi verso i marinai ed i forzati, aggiunse:
— Pronti: si abborda!
— Siamo pronti, — risposero tutti, stringendo i fucili.
Sotto i poderosi colpi dell’elica, la scialuppa avanzava rapidissima, girando la scogliera.
Il fragore prodotto dalle onde rompentisi sul fondo della baia, confondeva i morsi dell’elica, mentre la profonda oscurità, resa più fitta