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48 Capitolo V.


— Non è lontana più di un tiro di fucile, — rispose il macchinista. — Fra cinque minuti noi saremo di ritorno.

La scialuppa è d’alluminio e non pesa più di un canotto. —

Wassili aspettò che i forzati si fossero accampati sotto le piante e che i suoi uomini si fossero allontanati, poi prese un braccio a Boris e, traendolo verso un tronco d’albero atterrato da qualche tempesta e di dove si scorgeva il mare, gli disse:

— Che cosa pensi di tutto ciò, fratello?

— Io mi domando se sono in preda a qualche strano sogno o se sono stato realmente fucilato, — rispose l’ex-comandante della Pobieda. — È bensì vero che quel Bedoff mi aveva avvertito che uno dei tuoi uomini, già forzato in quel penitenziario, gli aveva detto che tu eri qui giunto per salvarmi, però non vi avevo prestata molta fede. Mi pareva impossibile che tu, che io sapevo sepolto nelle miniere di Algasithal, fossi riuscito a fuggire e giungere qui.

— Io sono sei mesi che sono libero, — disse Wassili. — Sarei venuto qui prima a liberarti, se non mi avesse preoccupato il pensiero di tua figlia. —

Il viso dell’ex-comandante della Pobieda si era spaventosamente alterato.

— Wanda!... La mia Wanda!... — esclamò, con voce strozzata dall’emozione. — Che cosa è avvenuto di lei?

— Lo sapremo quando saremo a Pietroburgo, — rispose Wassili. — Vi sono delle persone che si interessano assiduamente della nostra sorte: un capitano dei cosacchi ed uno dei più ricchi negozianti di Odessa, che il mio amico Ranzoff ha salvati a Pekino nel momento in cui i chinesi, per errore, stavano per decapitarli.

— Ranzoff? Chi è costui? — chiese l’ex-comandante della Pobieda con stupore.

— Credo d’averti raccontato come tempo addietro mi sia occupato della fabbricazione d’una macchina aerea, destinata a surrogare i palloni a gas.

— Mi sembra infatti che tu mi abbia detto qualche cosa su ciò prima del nostro arresto.

— Stavo studiando assiduamente quel progetto, quando un giorno, per un caso fortunato, feci la conoscenza d’un ingegnere polacco a cui comunicai i miei progetti e le mie speranze.

Il mio arresto interruppe i miei studi e le mie esperienze, ma non quelle del generoso polacco, nel cui cervello era sorta l’idea di strap-