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La vendetta dei forzati 43


— Io non riconosco in voi, miserabili galeotti, dei giudici, — disse il capitano.

— Da questo momento non siamo più forzati, bensì uomini liberi, — disse Wassili. — Quindi possiamo giudicare e condannare.

— Io contesto questo diritto, — disse il capitano, che ebbe un impeto di collera.

— Più tardi, se vorrete, ve ne appellerete alla giustizia del Piccolo Padre, — rispose Wassili, con voce beffarda.

— Questo è un assassinio!...

— No, è un giudizio perfettamente legale: il vostro giudizio era un assassinio, perchè pronunciato solamente da voi e da un maresciallo d’alloggio ubbriacone, che ignorava di certo e completamente i motivi reconditi che vi spingevano a sopprimere mio fratello.

— Protesto!

— Lo farete più tardi, se ne avrete il tempo.

— Siete dei miserabili! — urlò il capitano.

— Ti abbiamo giudicato e condannato e basta. Portate una sedia e legate quell’uomo, — continuò l’implacabile Wassili. — Io assumo piena ed intera la responsabilità della morte del capitano Stryloff, nella mia qualità di presidente del consiglio di guerra qui radunatosi per giudicare un uomo indegno d’appartenere all’armata russa. —

I sei marinai della scialuppa legarono al capitano le braccia dietro al dorso, mentre lo starosta portava la sedia, collocandola sull’orlo della fossa.

Stryloff vedendo quei lugubri preparativi era diventato spaventosamente pallido. Forse fino a quel momento aveva sperato che si trattasse di una semplice farsa, per fargli passare un brutto quarto d’ora, ma nulla più.

I sei marinai, approfittando del suo stupore che paralizzava le sue forze e la sua lingua, lo spinsero verso la sedia, ve lo fecero sedere a cavalcioni e lo legarono allo schienale.

— Prima di scomparire dalla superficie della terra avete nulla da dire, capitano Stryloff? — chiese Wassili. — Vorreste almeno dirci dove il barone di Teriosky ha nascosta Wanda, la figlia di mio fratello?

— Ho solo da dirvi che siete degli assassini! — gridò il capitano.

— Morreste colla nostra stima.

— Non so che cosa farne della stima di briganti della vostra specie.

— Io e mio fratello siamo stati le vittime d’una congiura infernale.

— Siete dei miserabili.