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360 | Capitolo XII. |
— Vengono, — disse volgendosi verso Ranzoff.
— Chi?
— I vostri marinai. Facciamo un po’ di buona accoglienza a quei poveri diavoli.
Il barone premè un bottone facendo squillare un campanello elettrico.
Il quartiermastro entrò subito.
— Portate qui una ventina di bottiglie fra vino e liquori, — ordinò il barone.
Poi, volgendosi verso Wanda, continuò:
— E tu ritirati: questo non è il tuo posto per questa sera.
La giovane lasciò la finestra, scambiò con Ranzoff uno sguardo e scomparve dietro una tenda.
Nel medesimo istante si udirono gli uomini di guardia della galleria gridare:
— All’armi!...
— Tacete cornacchie! — urlò il barone. — Non sapete distinguere dunque un amico da un nemico?
Voi bevete troppo, imbecilli!... —
Quattro uomini erano entrati, portando delle ceste piene di bicchieri e di bottiglie polverose, mentre nella vicina galleria si udiva tuonare la voce rauca del quartiermastro. Dava l’ordine alle sentinelle di lasciare libera l’entrata ai marinai del piroscafo.
Ranzoff e Rokoff si erano alzati per riceverli.
Un momento dopo trenta canadesi, vestiti da marinai, armati di fucili e di rivoltelle, entravano nella sala, guidati da un ufficiale, il quale non era altro che il capitano del piroscafo.
Erano tutti di statura imponente, poichè erano stati scelti con cura, trattandosi di dover forse sostenere una lotta disperata.
— Salutate il signor barone di Teriosky, padrone della Compagnia, — disse loro Ranzoff.
I trenta canadesi si tolsero i berretti.
— Begli uomini, — disse il vecchio pazzo. — Dove avete reclutati questi giganti?
— In Finlandia, — rispose Ranzoff.
— È infatti quella la terra dei colossi. —
Poi, volgendosi verso il quartiermastro, gli disse:
— Demidoff, dà da bere a questi giovanotti. —
Le bottiglie furono subito sturate ed i bicchieri riempiti ed i cana-