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La presa della rocca | 359 |
— Direte a mio figlio che io non mi occupo più delle navi della Compagnia e che se anche dovessero andare tutte a picco io non ritornerò mai in Russia e non mi separerò mai da mia figlia.
— Mi rincresce, signor barone, della vostra decisione. Io ero sicurissimo d’imbarcarvi questa sera e appunto perciò avevo dato ordine a una trentina dei miei marinai di salire quassù dopo il tramonto del sole per farvi scorta d’onore.
— Mandate un contrordine.
— Sarà troppo tardi: a quest’ora devono essere già in marcia.
— Daremo loro da bere, poi rifaranno la strada, — rispose il barone.
Un lampo vivissimo brillò negli occhi di Ranzoff. Aveva ottenuto quanto desiderava.
— Grazie per loro, signor barone, — disse. — Si riposeranno qualche ora, se non vi dispiace, poichè la valletta è molto faticosa a salirsi, poi li ricondurrò a bordo.
— Le bottiglie di buon vino ed i liquori non mancano qui, — rispose il vecchio. — Potranno bere finchè vorranno. —
Per la terza volta si era alzato, dopo aver ricaricata la pipa ed era andato ad affacciarsi alla finestra aperta presso quella occupata da Wanda.
— Voi valete Loris Melikoff e anche Ignatieff, — disse il cosacco al capitano dello Sparviero. — Grande soldato e grande diplomatico. Io sono entusiasmato di voi.
— Ho giuocato semplicemente le mie ultime carte, — rispose Ranzoff.
— Verranno i vostri canadesi?
— Devono essere già in cammino.
— E che cosa succederà poi?
— Hanno ricevuto anche loro le mie istruzioni e non si addormenteranno di certo sulle bottiglie che il barone offrirà loro.
— E lo Sparviero?
— Sono quasi certo che a quest’ora volteggia sopra questa montagna.
— Sicchè al momento buono verranno anche i signori Boris e Wassili?
— A prestarci man forte coi miei marinai, se ve ne sarà bisogno, — rispose Ranzoff. — La sorpresa sarà però così fulminea che gli uomini... — La voce del barone lo interruppe.