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338 Capitolo X.


Si accostarono alle rupi che nascondevano la piccola piattaforma e guardarono attentamente.

Il canadese non si era ingannato.

Un drappello si avanzava lentamente, girando intorno ai massi enormi che coprivano la valletta.

Era composto di sette uomini, quasi tutti di statura gigantesca, armati di fucili e muniti di reti che portavano appese alle spalle.

— Diavolo! — mormorò Rokoff. — Ci vorrebbero dodici solidi marinai per impadronirsi di quei colossi.

— A me ne basta uno, — disse Ranzoff.

— Saremo capaci di prenderlo quello?

— Io spero che si disperderanno lungo la spiaggia. E poi i nostri canadesi valgono bene gli arruolati del barone.

— Non dico di no, — rispose Ranzoff, corrugando un po’ la fronte. — Vedremo.

Amici, prepariamoci a seguire quei furfanti. —

I quattro cacciatori di prateria si erano alzati come un solo uomo, mentre il più anziano diceva:

— Signore, volete che li decimiamo? Quattro soli colpi di fucile e saranno quattro di meno che ci daranno fastidio.

— Lasciate in pace i vostri rifle, — rispose Ranzoff. — Vi ho raccomandato di non fare rumore.

— Abbiamo i nostri bowie-knife.

— Lasciate in pace anche quelli, per ora.

— Come volete, signore.

— Seguitemi e state attenti ai miei ordini. —

I sette uomini si lasciarono scivolare giù dalla massa rocciosa e toccarono, senza malanni, il fondo della valletta.

Gli avventurieri del barone erano già passati e si dirigevano verso la spiaggia.

Ranzoff e i suoi compagni attesero che varcassero la doppia linea delle rupi che divideva la valletta dal mare, poi a loro volta si misero in cammino; tenendosi nascosti dietro ai massi enormi che si trovavano dispersi.

Rokoff, sempre impaziente di menare le mani, non importerebbe dirlo, era alla testa del drappello.

Superata la barriera, scorsero subito gli avventurieri del barone.

Si erano dispersi lungo la spiaggia e stavano accoccolati dietro alle dune.