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32 Capitolo III.


sacchi coi cappellacci e le zimarre coperte di nevischio e tremanti di freddo.

— Ecco le sentinelle, padrone, — disse.

Il capitano le contò.

— Cinque! — esclamò. — Tu mi avevi detto che erano sei. Come va questa faccenda? Un altro ubbriaco da aggiungere al numero?

— Quello, padrone, non si sveglierà più.

— Che cosa vuoi dire, briccone?

— L’hanno ucciso con un bel colpo di baionetta al cuore.

— Chi?...

— Non ne so nulla, signore.

— Parlate voi, massa d’asini! — gridò l’irascibile capitano, lanciando sui cosacchi degli sguardi feroci.

— L’abbiamo trovato morto, signore, — osò dire il più anziano del piccolo drappello.

— Ma chi lo ha ucciso?

— Forse gli Ainos.

— Tu sei un cretino! Da quando quei selvaggi osano assalirvi? Sono i più stupidi esseri che vivano sulla terra.

Avete veduto nessuno accostarsi al penitenziario?

— Nessuno, — risposero ad una voce le cinque sentinelle.

— Allora dormivate, canaglie. —

I cosacchi fecero appena un cenno di protesta, temendo di scatenare la collera del terribile capitano.

— Qui è stato ordito un tradimento, — proseguì il comandante del penitenziario con voce formidabile. — Si cerca di salvare quel gaglioffo di Starinsky. Vivaddio, la vedremo! Sono carichi i vostri fucili?

— Sì, capitano.

— Andate a prendere il prigioniero e conducetelo dinanzi alla fossa. Lo fucileremo per di dietro, come un traditore.

Uska, va a cercare Bedoff e conducete i forzati nel cortile. Occorre un esempio e lo darò, così impareranno a temermi. Domani poi, quando i fumi della votka saranno passati, farò i conti con questi furfanti che hanno preferito ubbriacarsi, invece di piantare una dozzina di palle nella carcassa di quel comandante. Vi farò vedere io chi sia il capitano Stryloff! —