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Gli avventurieri canadesi | 327 |
Verso la mezzanotte giunse nei dintorni dell’isolotto, tenendosi ad un’altezza di più di mille metri, per non farsi scorgere dalle sentinelle che potevano vegliare sugli alti picchi.
Ascenzione è, come Trinidad, di formazione vulcanica, tutta rupi e monti quasi nudi, con due o tre piccole vallette, dove cresce a malapena un po’ d’erba stentata e dura. I diversi tentativi fatti per colonizzare quell’isolotto sono sempre riusciti vani: però per un certo tempo fu occupato da una piccola guarnigione inglese, cioè quando il grande Napoleone si trovava prigioniero a Sant’Elena.
L’approdo è difficilissimo, in causa dell’altezza delle spiagge e degli scoglietti che lo attorniano. La risacca poi, salvo rari giorni, è sempre violentissima. E guai se l’Atlantico infuria! È una massa incessante di cavalloni che si rovescia sull’isola, spazzando via ogni cosa e costringendo le navi che per caso si trovassero in quei paraggi, a prendere il largo più che in fretta.
Lo Sparviero, che aveva tutti i lumi spenti, fece il giro dell’isolotto, poi discese lentamente in mare di fronte ad una piccola cala.
Ranzoff aveva scorto dentro quel minuscolo rifugio una massa oscura, che doveva essere la torpediniera d’alto mare del barone.
— Mi occorre un buon nuotatore, — diss’egli, volgendosi verso i suoi compagni.
— Eccomi, — aveva subito risposto Rokoff. — Io ho attraversato più di mille volte il Don e anche il Volga e venti miglia da percorrere non mi spaventerebbero.
— Si tratta di una impresa non facile e potreste correre il pericolo di buscarvi una palla di fucile.
— Forse che non sono un uomo di guerra?
— Avete ragione, signor Rokoff.
— Ditemi solamente che cosa devo fare, — disse il cosacco.
— Rimorchiare un siluro fino sotto la poppa della torpediniera del barone e poi tornare immediatamente allo Sparviero.
— Un’impresa da ragazzi!...
— Adagio, caro signor Rokoff, — disse Boris. — Voi non dovete dimenticare che l’Atlantico è ricco di pesci-cani.
— Datemi un coltellaccio e ci penso io ad aprire il ventre a quegli affamati, — rispose il cosacco. — Non valgono gli orsi neri della steppa.
Vi domando solamente se per caso non salterò in aria anch’io insieme al siluro e alla torpediniera.