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326 | Capitolo IX. |
— Di far saltare la torpediniera con un siluro, è vero? — chiese Ranzoff, ridendo.
— Precisamente.
— Se noi impiegassimo le bombe, la guarnigione dell’isolotto si accorgerebbe della nostra presenza e questo non lo desidero affatto, per ora.
Un siluro non si vede e se la torpediniera salta, ciò si può benissimo attribuire ad una disgrazia, specialmente quando si hanno a bordo di quei terribili congegni di distruzione.
— Questa è la tua prima idea: e poi? — chiese Wassili.
— Poi, prima di agire, ci occorrerà almeno un prigioniero onde conoscere bene il luogo.
— Lo troverai tu?
— M’immagino che quei bricconi che il barone ha assoldati, non rimarranno eternamente chiusi dentro le loro caverne. Qualcuno uscirà e noi saremo pronti ad acciuffarlo e a portarlo a bordo del nostro piroscafo.
Poi vedrai che cosa succederà.
— Assaliremo senz’altro il rifugio del barone?
— No, — rispose Ranzoff. — Coi pazzi non si deve scherzare e tua nipote potrebbe correre qualche grave pericolo.
Lascia fare a me, amico, e vedrai che tutto andrà bene. —
Per cinque giorni lo Sparviero continuò a scortare il piroscafo attraverso l’Atlantico, facendo delle lunghe corse al largo della rotta e avvistando l’isolotto di S. Paolo; poi la sera del sesto giorno segnalò agli arruolati di arrestarsi.
Si trovavano a sole cinquanta miglia dall’Ascensione e a Ranzoff premeva che gli abitanti dello scoglio non scorgessero la nave, per non allarmarli e deciderli a prendere, per la seconda volta, il largo.
Lo Sparviero si calò a breve distanza dal piroscafo, pari ad un immenso albatros che prende un po’ di riposo, e furono chiamati a bordo del fuso il capitano ed i suoi tre ufficiali, per tenere con loro una breve conferenza e prender consiglio sul da fare.
Fu deciso che la nave dovesse rimanere in panna fino al ritorno della macchina volante, non essendo pel momento necessari gli avventurieri canadesi.
A Ranzoff bastavano i suoi uomini e il suo canotto per mandare all’aria la torpediniera del barone e per portargli via qualche uomo.
Verso le dieci di sera lo Sparviero, tornava ad innalzarsi, muovendo velocemente verso l’isolotto.