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320 | Capitolo IX. |
Una massa oscura, che navigava coi fanali spenti, era comparsa bruscamente a fianco d’un isolotto e aveva sparato un colpo di cannone contro lo Sparviero. La palla sibilò fra le due ali della macchina volante, senza toccare nè l’una, nè l’altra e ricadde in mare.
— Sfuggiti per miracolo, — disse Ranzoff. — Non avrete però il tempo di ritentare il colpo. —
Liwitz aveva aperta tutta la leva e lo Sparviero si era innalzato girando vertiginosamente intorno a sè stesso.
Una seconda cannonata fu sparata dalla cannoniera, ma ormai la macchina volante era fuori di portata e fuggiva verso il sud con una velocità di ottanta chilometri all’ora.
— Portate il the, dei biscotti e dei liquori, — disse Ranzoff, — e servite in coperta.
E tu, Wassili, abbi un po’ di pazienza. Tutto va bene e per ora queste parole devono bastarti. —
Due marinai portarono a prora una tavola, intorno alla quale si assisero Ranzoff, i tre russi ed il cosacco, poi l’inarrivabile macchinista servì, coll’aiuto di Ursoff, quanto era stato chiesto e accese i due fanali di posizione.
— Dunque? — chiese Wassili, il quale non sapeva più frenare la propria impazienza. — Si sa dove si trova Wanda?
— Adagio, amico, — rispose Ranzoff. — Come ti avevo detto, abbiamo trovato il dispaccio del baronetto inviato a Boston da Riga. C’informa che il vecchio ha lasciato l’Inaccessibile e che si è rifugiato sullo scoglio dell’Ascensione, dove si è formidabilmente fortificato per paura che gli venga tolta la fanciulla.
— È pazzo quell’uomo!...
— Lo dice anche suo figlio nel suo telegramma, è vero, signor Boris?
— Lo confessa lealmente, — rispose l’ex-comandante della Pobieda.
— È tutto questo? — chiese Wassili.
— No: il baronetto ci avverte che suo padre ha con sè una torpediniera d’alto mare, della dinamite, delle bocche di fuoco e cinquanta banditi arruolati fra i tartari del Caucaso, persone molto pericolose e sempre devotissime a chi le paga per bene.
— Conosco quei furfanti, — disse Rokoff. — Per cinque rubli non esiterebbero ad ammazzare anche il loro padre.
— E tu vorresti, Ranzoff, assalire quell’isolotto colle poche forze che abbiamo? Ti sei dimenticato che noi non siamo che in dodici?