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30 Capitolo III.


Seguendo quell’acuto odore passò in un secondo androne e vide una massa d’uomini, sdraiati l’uno addosso all’altro, in tutte le pose possibili ed immaginabili, e che russavano con un fracasso assordante, come tante canne d’organo.

Erano i suoi cosacchi, così abilmente ubbriacati da quel furbo di Bedoff.

— Ah! Miserabili! — urlò il capitano, furibondo. — Triplici bruti! Selvaggi del Don! Perchè non ho venti uomini per farvi appiccare tutti?

Vedendo il suo maresciallo d’alloggio che dormiva come un ghiro, abbracciato ancora ad un recipiente di votka, gli si precipitò addosso come una belva, tempestandolo con calci e con colpi di nagaika.

Fatica inutile! Era come se battesse un macigno o un corpo morto.

Il degno maresciallo continuò a russare placidamente, come se gli piovessero addosso dei deliziosi colpi di ventaglio.

Il capitano, che schiattava dalla rabbia, si avventò allora contro gli altri, mentre Uska, che non poteva più frenarsi, approfittava della collera del suo superiore per vuotare nascostamente alcune tazze ancora semi-piene che aveva scorte in un angolo dell’androne.

La nagaika scoppiettava, battendo senza misericordia quella massa umana, non ottenendo altro successo che di fare molto rumore, ma un rumore assolutamente inutile, come il rullìo del tamburo poco prima battuto.

Il capitano, convintosi finalmente che la sua nagaika, per quanto poderosamente maneggiata, non sarebbe mai riuscita a far aprire gli occhi a tutti quegli ubbriaconi, che non cessavano di russare bravamente, si volse verso Uska che aveva appena in quel momento vuotata una quinta tazza, scoperta dietro una colonna dell’androne.

— Chi ha portato qui tutti questi recipienti? — gli chiese rabbiosamente.

— Io non lo so, padrone, — rispose il cosacco, con un’aria da idiota, poichè il liquore così precipitosamente ingollato cominciava a produrre i suoi effetti. — Io ero di guardia dinanzi alla stanza del prigioniero.

— Lo sappiamo, triplice bruto! — urlò il capitano.

— Io non so nulla: ve lo giuro sulla Santissima Vergine di Kazan.

— Qualcuno deve averli introdotti nascostamente.

— Certo, qualcuno.

— Ma chi?

— Chi?... Chi?...